Provo un senso di dispiacere nel vedere i miei nipoti, di diciotto e quindici anni. Li guardo con le loro mascherine e penso come ero alla loro età.
L’età della spensieratezza, l’età più bella. Di cui ti avvedi solo con il passare degli anni.
Osservare i loro anni in preda ad una pandemia, che li ha privati della libertà dei loro spazi, dei loro amici, dei loro divertimenti, provoca infinita tristezza.
Chi gli restituirà mai questo tempo? E provo malinconia, nel vedere i loro coetanei. Quando dall’auto li vedo scorrere in fila, mentre usciti dalle scuole superiori, procedono sparsi per le vie della città, con quelle mascherine e quell’incedere tipico di chi cerca di stare comunque lontano dall’altro. Vedo in loro la vita rubata, che se ne va.
Una generazione rischia di trovare le macerie di ciò che è accaduto. Una generazione rischia di avere un futuro compromesso.
Non so cosa pensano. Non so se sono consapevoli. Il presente gli è contro, il futuro anche.
Il divertimento e gli amori di questi anni ed il futuro di un lavoro ed una famiglia, è inficiato dalla pandemia. E non c’è alcun ristoro o recovery plan che possa restituire le gioie di un’età irripetibile.
L’altro giorno ho visto su YouTube una famiglia, che solitamente parla di calcio, trasformare il canale e parlare di covid. Perché?
Erano vittime di tale virus.
Un ragazzino che si collegava dalla stanza di un ospedale e che spiegava lucidamente, di avere una polmonite bilaterale, con focolai vari.
Nel parlare sembrava avere competenze mediche, invece era tutto ciò che aveva imparato nel lungo periodo in cui è stato malato.
Lo si guarda e ci si chiede: perché.
Quando l’età si abbassa, diventa ancora più difficile razionalizzare. Il senso di dispiacere aumenta d’intensità. “Sospendere” l’adolescenza e la giovinezza, reca ferite.
Lavoriamo tutti pensando alle prospettive di questi ragazzi. Cerchiamo di preservare le giovani generazioni, per quanto possibile.
Al Sud i giovani rischiano di essere maggiormente penalizzati. La debolezza nei vari comparti economici, rischia di erodere la quantità di fondi a disposizione. È un problema dibattuto, ma bisogna lavorare per trovare una soluzione nella soluzione.
Parafrasando Cronin, mi auguro che “le stelle non stiano a guardare”, ma che agiscano.
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