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Il senso di responsabilità ed una risposta chiara dello Stato
06 Set 2014 10:54

La morte di Davide Bifolco sconvolge una grande comunità come quella di Napoli.

Una giovane vita riversa sul selciato, con una pallottola nel cuore, inonda l’anima di pietà.

Ma la vicenda è complessa e assume la forma di un dramma pronto a tramutarsi in tragedia sociale.

Davide è morto per un colpo sparato da un carabiniere, mentre veniva inseguito alle 2.45, su una moto con in sella altri due componenti: un pregiudicato ed un evaso dagli arresti domiciliari.

Il quartiere dove è avvenuto il fatto, è il Rione Traiano, un posto “difficile”.

La versione ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, è che il colpo è partito accidentalmente.

Lo sguardo, dunque, volge agli strascichi che una vicenda così dolorosa può avere nel ventre di Napoli. Un ventre scosso dalla morte di Ciro Esposito e dal crollo del cornicione di Galleria Umberto sul povero Sasà. Fatti che il cittadino napoletano, in qualche modo ha addebitato allo Stato.

Napoli, dunque, è una polveriera pronta ad esplodere. La crisi economica, sovrapposta ad una difficoltà occupazionale endemica, ha reso la città più fragile e più coesa nel grido di dolore.

Napoli si sente isolata e la vicenda di Davide Bifolco, va contestualizzata nel momento storico che vive la capitale del Sud.

Ci si augura che il senso di giustizia, il buon senso ed il senso di generosità d’animo del popolo napoletano, sappiano trovare la forza di reagire con compostezza. Come la madre di Ciro ha insegnato.

La rabbia sociale non porta a soluzioni. La risposta la deve dare lo Stato. Una risposta chiara e forte.


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