Urge una politica di incentivi efficace con un ruolo forte degli Enti territoriali per indirizzare al meglio i fondi del Pnrr al mondo delle imprese. Nelle regioni meridionali l’impatto della pandemia è stato più dannoso, al di là di qualche punto percentuale in meno nella caduta del Pil, perché è andata a incidere su aree caratterizzate da basso reddito pro-capite e più elevati di indici di povertà. Alla luce dei dati forniti dall’indagine dell’Istituto Tagliacarne-Unioncamere sul valore aggiunto nella provincia di Salerno del 2020 e i confronti con il 2019 occorre inquadrare queste evidenze numeriche nel contesto più ampio di un sistema Italia che resta purtroppo condizionato da marcate diseguaglianze tra i territori. Condivido quindi il pensiero del Presidente di Unioncamere Andrea Prete, che esprime preoccupazione per le regioni del Sud Italia.
Dalla rielaborazione dell’indagine realizzata da Competere.Eu sui dati del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere emerge come le province meridionali siano quelle che hanno subito perdite mediamente inferiori, soprattutto nei casi dove si riscontra un più ampio numero di imprese che abbiano investito nel Green o nella Blue economy. Le maggiori perdite sono state registrate al Nord (-7,4%), nelle aree a maggiore vocazione industriale (-7,9%, con punte ancora più rilevanti dove insistono i sistemi della moda e della cultura), quelle a più elevata presenza di piccole imprese (-7,5%). Milano si è confermata la prima provincia nazionale con un valore aggiunto pro-capite di 47.495 euro.
È vero che il Sud ha contenuto meglio, in termini di flessione percentuale del Pil, le conseguenze economiche di lockdown e restrizioni, sia per la minore propagazione del virus nei mesi iniziali sia per un forte spirito di adattamento e tenacia mostrato in uno dei periodi più bui dal dopoguerra ad oggi. Ma la crisi al Sud ha aggravato le condizioni economiche e sociali di un territorio ancora distante dall’avere recuperato i livelli occupazioni precedenti la grande recessione apertasi nel 2008.
In questo scenario diventa ora fondamentale ripartire e quindi utilizzare le notevoli risorse aggiuntive disponibili come unica possibilità di crescita strutturale per cogliere finalmente l’obiettivo di una maggiore coesione territoriale.
C’è stato il tempo dell’emergenza, del sostegno al reddito e dei ristori, ed è stato decisivo essere intervenuti per salvare buona parte del patrimonio produttivo e imprenditoriale del Paese. Ma ora bisogna dare concretezza e speditezza a una politica di incentivi e di contestuale ripresa di investimenti pubblici destinata a incidere strutturalmente per il recupero dei divari territoriali. E questo cambio di passo deve coniugarsi con una gestione della lotta al covid attenta e determinata e con il varo di riforme ormai non più rinviabili, pena il fallimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Ai fondi del Pnrr vanno sommati quelli del Fondo Sociale Europeo, i Fondi di Coesione e quelli Fesr. Risorse così ingenti costituiscono un’opportunità imperdibile, ma l’unico modo per evitare di sprecarla è proprio quello di procedere rapidamente con le riforme strutturali, così da evitare di incappare negli stessi errori commessi in passato nella gestione dei fondi europei. Vanno utilizzate tutte le misure che si prestano al raggiungimento dello scopo della semplificazione e della sburocratizzazione, facendo uso anche del meccanismo delle autocertificazioni, con il coinvolgimento di imprese e professionisti.
La stessa digitalizzazione della Pa deve superare il limite della frammentazione degli interventi, con una piattaforma che consenta di disporre in maniera immediata e agevole di tutti i dati, risparmiando tempo in fase di valutazione e rendicontazione dei fondi. È quindi necessario definire correttamente i ruoli degli Enti Pubblici, a partire dai Ministeri passando per Regioni Province e Comuni fino al sistema camerale. Vanno evitati pericoli di sovrapposizioni, duplicazioni e conflitti di competenze nella gestione delle varie fasi che contrassegneranno la gestione dei fondi.
Nella gestione del Piano ripresa e resilienza, il rendiconto periodico al Ministero dell’Economia da parte delle diverse amministrazioni dell’utilizzo delle risorse e dello stato di avanzamento dei progetti fino al raggiungimento degli obiettivi, che il Governo dovrà poi comunicare a Bruxelles, sarà fondamentale per ottenere l’ok ai fondi e procedere con le rate successive. Occorre inoltre un Piano di rafforzamento amministrativo nazionale fondato sul ringiovanimento. L’età media dei dipendenti pubblici, 51 anni, è tra le più alte d’Europa. Per di più vi sono problemi di qualificazione del personale: solo 4 dipendenti su 10 sono laureati, e spesso non nelle discipline tecniche necessarie per il buon funzionamento dell’amministrazione. Si tratta di persone spesso con livelli di formazione carenti, competenze limitate nella gestione dei progetti complessi. Funzionari molte volte focalizzati su dinamiche a breve periodo presenti nelle amministrazioni locali. A tal riguardo quindi un piano capillare e incisivo di reclutamento del personale, con regole semplificate, anche e soprattutto nel settore della progettazione europea, può essere di forte aiuto, a condizione però che si reclutino professionalità formate sulla materia dei fondi europei, da destinare in maniera esclusiva e pluriennale alla progettazione e rendicontazione dei fondi. Senza mai tralasciare gli aspetti legali e giuridici, occorre infine una riforma concreta e operativa del codice appalti alla base delle opere pubbliche, che in alcune fasi ha meccanismi estremamente lenti, ostativi a una corretta e veloce gestione dei fondi.