“L’insegnamento digitale – ha continuato – ha anche un valore sociale. Oggi le università si sono trasformate e in quella tradizionale è prevista una maggiore presenza dello studente, però ci sono tante situazioni, non solo economiche ma a volte anche di distanza o di difficoltà a potersi mantenere nel luogo di studio. Il digitale, quindi, può allargare la platea di chi usufruisce degli insegnamenti universitari”.
Per il rettore di Unitelma questo tipo di università rappresenta anche “una prospettiva verso il futuro. Se è vero che tutta la società si sta muovendo sul digitale – ha continuato – è importante anche che l’insegnamento universitario avvenga in questa modalità, però senza trascurare gli aspetti del rapporto tra docenti e studenti con iniziative che noi spesso facciamo in sede o presso i poli dislocati in Italia in modo che lo studente sia attivato anche in forma di presenza fisica”.
Ci sono anche i laboratori sulle soft skills che “in un’università come la nostra diventano molto importanti”, ha sottolineato. “Se è vero che la didattica segue il suo percorso – ha proseguito -, il laboratorio deve approfondire e in alcuni casi dare allo studente la motivazione, a prescindere dallo studio che si è fatto. In qualche modo – ha continuato – tende anche a recuperare quello che nelle università in presenza tradizionalmente avveniva nello scambio tra colleghi e docenti. Poichè il digitale ha il problema della distanza, attraverso questi laboratori si può superare questo aspetto, dare motivazioni forti e spiegazioni a chi frequenta i corsi”.
L’università ha comunque la necessità di evolversi per implementare la qualità e l’efficacia degli insegnamenti. “La qualità – ha spiegato il rettore di Unitelma – è data sicuramente dai docenti e dall’esperienza che maturano”. Nell’università a distanza “la lezione viene registrata”, ma c’è comunque “un’attività degli studenti nell’interlocuzione con il docente” e bisogna pure considerare che ci sono “anche i tutor che fanno da tramite”.
“Con i nuovi docenti – ha aggiunto – facciamo corsi su come si fa lezione in modo digitale. Nella nuova sede siamo riusciti a mettere a punto un sistema per cui il docente può fare lezione come se fosse in aula. E’ un sistema interattivo con cui, mentre il docente parla, lo studente può andare a vedere una cartina, per esempio. Certo, la tecnologia avanza molto velocemente. Noi oggi abbiamo adottato i sistemi tecnologici più avanzati ma questo non significa che siamo a posto per sempre. E’ possibile che fra un anno bisognerà rivedere tutte le attrezzature. Del resto, questo è il nostro compito e questo dobbiamo fare”.
L’università tiene anche in considerazione cosa avviene agli studenti dopo la laurea. “Abbiamo un riscontro – ha spiegato – perchè continuamente monitoriamo gli studenti dopo l’uscita dall’università. Inoltre, in Unitelma abbiamo un’ottima associazione di ex studenti. Sono molto motivati, realizzano iniziative con noi nella sede e si propongono per aiutarci a monitorare ciò che avviene. Spesso il nostro laureato comunica che per esempio vince una borsa di studio e quindi, per chi vuole, cerchiamo di tenere un piccolo archivio dei progressi che vengono fatti. Come tutte le università digitali – ha aggiunto -, abbiamo anche studenti che già lavorano e pure in questo caso ci arrivano conferme molto interessanti del lavoro che fanno e anche di quello che hanno appreso attraverso l’insegnamento dell’università”.
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(ITALPRESS).