Raoul Bova, dal canto suo, non sembra spaventato dalla responsabilità di sostituire un protagonista così amato, forse perchè il personaggio di don Massimo è arrivato nel momento giusto: “In questo periodo della mia carriera serviva un personaggio così, forte e fragile nello stesso tempo”. Un parroco che, nell’immaginario collettivo, è “una figura a cui affidarsi, in una chiesa che è il posto dove poter andare a parlare, confidarsi, confessarsi. La spiritualità – aggiunge Bova – mi ha sempre affascinato. L’ho sempre cercata fin da quando ho interpretato san Francesco o altri preti e ce n’è bisogno oggi più che mai perchè la stiamo perdendo. Era importante affrontare un personaggio come don Massimo”. Che, spiega l’attore, è “un uomo con un passato abbastanza importante. Ha sempre lottato per la giustizia, aveva grandi ideali e ha trovato nel sacerdozio la sua strada. E’ un personaggio molto ricco che mi ha subito affascinato e nel quale è stato bellissimo entrare, uno che ha un carattere forte, che ha voglia di stare tra la gente e sporcarsi le mani. Ed è uno che ha voglia di capire cosa sia il perdono, cosa voglia dire perdonare, accogliere, non giudicare dalle apparenze e dare una seconda possibilità. Concetti che sembrano scontati e che invece lui va scoprendo volta per volta”. Bova tiene a sottolineare che “non ho mai voluto che fosse una sostituzione ma un proseguimento. Terence rimarrà sempre Terence e nessuno vuole sostituirlo”. Non solo: “Ho voluto incontrare Terence, guardarlo negli occhi per leggervi un consenso. Ritenevo giusto che fosse lui a darmi il testimone e lui lo ha fatto dicendomi di essere me stesso”.
(ITALPRESS).