“Persino la letteratura, pane delle anime, espressione che eleva lo spirito umano, è ferita dalla voracità di uno sfruttamento che agisce nell’ombra, cancellando volti e nomi – sottolinea il Papa -. Ebbene, credo che pubblicare scritti belli ed edificanti creando ingiustizie sia un fatto di per sè ingiusto. E per un cristiano ogni forma di sfruttamento è peccato. Ora, mi domando, che cosa posso fare io, che cosa possiamo fare noi? Rinunciare alla bellezza sarebbe una ritirata a sua volta ingiusta, un’omissione di bene”.
Per Francesco “abbiamo bisogno di una denuncia che non attacchi le persone, ma porti alla luce le manovre oscure che in nome del dio denaro soffocano la dignità dell’essere umano. E’ importante denunciare i meccanismi di morte, le «strutture di peccato». Ma denunciare non basta. Siamo chiamati anche al coraggio di rinunciare. Non alla letteratura e alla cultura, ma ad abitudini e vantaggi che, oggi dove tutto è collegato, scopriamo, per i meccanismi perversi dello sfruttamento, danneggiare la dignità di nostri fratelli e sorelle”.
(ITALPRESS).