Sul posto, come ogni anno, anche la figlia di Piersanti Mattarella, Maria, e altri familiari, oltre ai rappresentanti regionali delle forze dell’ordine.
“E’ una ferita ancora aperta, una mancanza di verità e giustizia sugli esecutori materiali, che è un passaggio importante per capire la rete di complicità che stanno dietro a questo omicidio – ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando -. E’ l’attacco più alto nei confronti di un esponente delle istituzioni da parte della Mafia. La ferita è aperta, ma anche la testimonianza di Piersanti Mattarella, perchè il suo insegnamento è attuale oggi come non mai in una realtà che rischia di confondere il punto estremo dell’orizzonte. Bisogna comprendere come la politica è servizio e fatica quotidiana, soltanto così si può arginare il potere della mafia”.
“E’ una ferita della Repubblica, è impensabile che a distanza di quarantadue anni ancora oggi si cerchi ancora la verità – ha aggiunto il vicepresidente della Regione Siciliana, Gaetano Armao – Si tratta di un delitto efferato che ha colpito la Sicilia in un momento drammatico, ma che ha dato vita anche a un grande periodo di riforma e rilancio della regione”.
Era la stagione del sangue, fu solo uno dei brutali omicidi che insanguinarono le strade del capoluogo siciliano, ma quello di Piersanti Mattarella oggi, a 42 anni di distanza, fa ancora più male. Perchè restano troppe ombre sulle reali responsabilità del delitto, nonostante anni di inchieste serrate, che però non hanno fatto luce sull’identità degli esecutori materiali dell’agguato e sui mandanti esterni, in un intrecciarsi spesso irrisolto della pista mafiosa e di quella del terrorismo nero, caratterizzato da tante testimonianze contraddittorie. Rinnovare la Democrazia Cristiana e al contempo far crescere un territorio complicato, Mattarella ci stava riuscendo e per questo divenne un uomo scomodo, pagando con la vita. Dalla speculazione edilizia alle infiltrazioni nella pubblica amministrazione, il governo Mattarella, fin dalla sua elezione da parte dell’Assemblea regionale del 9 febbraio 1978 con 77 voti, si impegnò con fermezza nella propria agenda politica a percorrere la strada delle riforme. Ed è per questo che Palermo e la Sicilia ricordano con vigore la sua figura e confidano che si possa fare giustizia anche a distanza di decenni.
(ITALPRESS).