Diritto al lavoro e diritto alla salute, parafrasando le parole dei relatori che si sono succeduti, sono il binomio costituzionale che descrive l’impegno clinico e professionale del medico che fondò, nel 1951, il primo centro italiano per la medicina del lavoro. Prevenzione, ricerca e riabilitazione per il reinserimento lavorativo del paziente, i fronti di questo impegno. “I medici del lavoro – è stato il messaggio inviato dal ministro della Salute Roberto Speranza – sono da sempre sentinelle nell’avvertire i cambiamenti e offrire risposte alla domanda di salute della popolazione: una peculiarità che assume una valenza particolarmente significativa alla luce della pandemia che stiamo fronteggiando e che ha reso tutti noi più consapevoli dell’importanza del rapporto tra medico e paziente”.
Così invece la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa: “L’Istituto Maugeri – ha scritto – ha avuto un ruolo fondamentale nell’arginare il coronavirus, grazie al grande senso di responsabilità e alle alte competenze di scienziati, medici e infermieri. La ricerca è l’unico antidoto al coronavirus e la conoscenza è l’unica arma contro la pandemia”.
Anche Fabrizio Fracassi, sindaco di Pavia, ha inviato il suo ricordo di Salvatore Maugeri: “La città può considerarlo un esempio e parte della sua tradizione scientifica”, ha detto sottolineando lo stretto connubio tra scienza e lavoro “individuato da Maugeri e che con la nostra Amministrazione stiamo portando avanti”.
In sala, Vittorio Poma, presidente della provincia pavese ha sottolineato che “Salvatore Maugeri rappresenta molto bene la sintesi di tre aspetti che dovrebbero caratterizzare tutta la medicina”, cioè “la ricerca, la cura e la sensibilità sociale”. Proprio per questo, ha concluso, “è stato uno dei protagonisti illuminati della crescita della medicina in Italia e a Pavia”.
“Imprenditore visionario e primo spin off dell’Università di Pavia”: queste le parole con cui il rettore dell’ateneo Cittadino Francesco Svelto ha definito Maugeri prima di ringraziare il personale sanitario per il duro lavoro svolto durante la pandemia: “Ci avete permesso di tornare a una vita accademica vera – ha detto -. Ora il mio impegno è per coinvolgere competenze universitarie e competenze di servizio sanitario nazionale” così da “costruire la sanità del futuro”.
Al centro della mattinata, dunque, la presentazione del libro di Giorgio Cosmacini. In ‘Storia della Medicina del Lavoro, da Bernardino Ramazzini a Salvatore Maugeri (1700-1985)’ l’accademico della Statale e del San Raffaele ricostruisce appunto il percorso della medicina del lavoro in Italia dal sedicesimo secolo, aggiornandolo però con l’opera scientifica e imprenditoriale di Maugeri tra Padova, Milano e Pavia.
Maugeri, racconta Cosmacini nel testo, dapprima fonda l’istituto di medicina del lavoro nell’ateneo patavino e poi, spostatosi in quello pavese, nella cattedra di Giacomo Devoto, non solo apre anche qui un istituto dedicato ma, coinvolgendo alcuni industriali lombardi, crea un ente filantropico, la fondazione clinica del lavoro.
Siamo nel dopoguerra e Maugeri coglie il “grande bisogno di salute che arrivava dalle fabbriche in pieno boom economico”. Non solo: da manuale, secondo lo storico, è l’attenzione di Maugeri per la personalizzazione delle cure e il rapporto umano col paziente, argomenti questi ancora centrali nel dibattito medico contemporaneo ma non così scontati nel dibattito coevo a Maugeri, tra gli anni ’30 e gli anni ’50 del Novecento.
Oggi, ha rivendicato in proposito l’amministratore delegato Mario Melazzini, “l’Ics Maugeri è l’unico centro in Italia” specializzato “con focus sulla riabilitazione”, come del resto ha precisato anche la vicepresidente della fondazione Chiara Maugeri.
Il convegno alla memoria di Maugeri è stato anche l’occasione per presentare al pubblico un cortometraggio realizzato dalla fondazione omonima. ‘Il destino di un uomò, di taglio biografico, contiene la testimonianza della nipote nonchè vicepresidente dell’ente Chiara Maugeri.
(ITALPRESS).