I lavori sono stati aperti da Massimo Caruso, segretario generale AiSDeT. L’esperienza Covid, infatti, ed il numero sempre più crescente di pazienti cronici a gestione delle malattie croniche, strettamente correlate con l’innalzamento dell’età media, rappresentano una sfida per il Servizio Sanitario Nazionale. L’attuale sistema, è emerso, “così come organizzato, non è più in grado di dare risposte adeguate e sostenibili ed occorre mettere mano ai due macrosistemi su cui si sviluppa l’offerta sanitaria: il sistema ospedaliero e territoriale. Le nuove proposte di politica sanitaria individuano la soluzione nel trasferimento, dall’ospedale alla medicina territoriale, di maggiori competenze, sviluppando modelli organizzativi per la gestione della cronicità centrati sull’integrazione ospedale-territorio”. L’uso appropriato dei servizi territoriali e ospedalieri, evitando sovrapposizioni di ruoli e di attività, produrrebbe, infatti, livelli di setting assistenziali appropriati ai bisogni di salute con un contenimento dei costi della spesa sanitaria.
Un ruolo importante, in questa struttura funzionale di know-how differenti, è assegnato al paziente, che deve acquisire maggiore consapevolezza della sua condizione clinica e della necessità di sottoporsi a monitoraggio continuo. La messa in opera di questo modello richiede un grosso sforzo organizzativo e strutturale perchè, mentre gli ospedali, che fino ad oggi hanno rappresentato l’area di riferimento dell’offerta sanitaria, sono strutture concrete e facilmente individuabili, offrendo percorsi interni di facile identificazione, il “sistema territorio” è frammentato, disarticolato e multi-localizzato (medico di base, poliambulatorio, specialista, cure domiciliari, farmacia, erogazione presidi ed ausili).
Ecco perchè l’innovazione tecnologica ed in particolare le soluzioni di Sanità digitale e di Telemedicina, possono contribuire, nonchè sostenere una riorganizzazione dell’assistenza sanitaria con modalità che permettono i processi di deospedalizzazione, di diagnosticare, monitorare e seguire i pazienti a distanza tramite l’utilizzo di particolari tecnologie dell’informazione e della comunicazione, semplificando così lo scambio d’informazioni cliniche tra pazienti e medici e ottimizzando, al tempo stesso, vari aspetti della gestione e del trattamento terapeutico, decongestionando gli ospedali e garantendo risparmi importanti sulla spesa assistenziale.
Per Salvatore Torrisi, presidente Fare, Federazione delle Associazioni Regionali Economi e Provveditori della Sanità, l’innovazione, anche in Sicilia, si declina in diversi modi e in particolare in quella di processo. Senza dimenticare una “innovazione generazionale, ovvero sostituire una classe dirigente avanti negli anni che non vuole dire che non è adeguata ma non ha la tensione a conoscere le innovazioni e il contesto che circonda l’innovazione”. Innovazione nella scelta del personale: “Basta con i concorsi fatti con regole negli anni ’50”, è stato sottolineato.
(ITALPRESS).