«Crediamo che in questo contesto, segnato da una forte crescita dei tassi e del margine di interesse, ci sia la possibilità di ottenere dal sistema bancario un contributo per il Paese. L’obiettivo del governo, che era quello di ottenere 3 miliardi di euro, si poteva raggiungere parlando con le banche. E sì, siamo convinti che insieme si poteva studiare un prelievo, o meglio un contributo, magari più consistente. Magari il doppio in due o tre anni, più o meno quanto ha perso la borsa nell’occasione. E sia chiaro che noi siamo da sempre dalla parte dei cittadini e delle aziende che hanno l’urgenza di accedere al credito e ai mutui in modo agevole».
«La decisione non è stata approvata dai mercati, con il rischio di dare un’immagine negativa del Paese, cosa che a noi dispiace molto, e di non produrre il risultato prefissato. La linea della fermezza andrebbe usata non prima, ma dopo il dialogo. Se è evidente che la controparte non ritiene di adempiere al suo dovere» afferma Barelli. “Cosa c’è, tecnicamente, che non funziona nel decreto? Il calcolo degli extraprofitti per il sistema bancario non è semplice, nè immediato. Il calcolo va fatto bene, deve essere ponderato, pulito e tarato solo sugli interessi acquisiti senza uno specifico merito imprenditoriale».
– foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).