“Uno degli errori che abbiamo commesso è stato accorgersi troppo tardi di quanto stava montando nell’opinione pubblica la sfiducia verso la categoria – aggiunge -; senza distinzioni, che pure esistono, tra i pm che fanno le indagini, i giudici che emettono le sentenze, il Csm e l’Associazione magistrati. Ma tant’è. Con il caso Palamara c’è esplosa tra le mani una bomba, ma la miccia era accesa da molto tempo, e dopo la deflagrazione ci siamo trovati a dover difendere un’istituzione e correggere le storture”.
Per Ermini “la svolta può arrivare da due fronti: da un lato il cambiamento morale e culturale, dall’altro le riforme; noi abbiamo imboccato la prima strada, la seconda tocca al Parlamento”.
“Abbiamo fatto nomine importanti seguendo criteri nuovi, celebrato procedimenti disciplinari e di incompatibilità ambientale più numerosi che in passato, insieme a tante altre attività poco note all’esterno ma fondamentali per il lavoro degli uffici giudiziari”, sottolinea il vicepresidente del Csm, per il quale, riguardo alle riforme, “quella del Csm è improcrastinabile”.
Alla domanda se abbia fiducia che il Parlamento faccia le necessarie riforme sulla giustizia, Ermini risponde così: “Deve farle, altrimenti è inutile lamentarsi della crisi di credibilità della magistratura. Le riforme rappresentano l’altra strada obbligata per restituire ai cittadini un pò di fiducia nell’istituzione”.
(ITALPRESS).