Nello specifico gli investigatori della Polizia Penitenziaria hanno raccolto gravi elementi circa l’esistenza – all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 operante presso la Casa Circondariale di Rebibbia – di un sistema illecito, promosso in particolare da uno psicologo (destinatario di misura cautelare agli arresti domiciliari), finalizzato all’ammissione dei detenuti a misure alternative alla detenzione, basate sulla redazione di mendaci certificazioni attestanti un abuso di stupefacenti/stato di tossicodipendenza o comunque precarie condizioni psicologiche.
L’altra indagine, che ha portato all’emissione di un’ordinanza nei confronti di 28 persone, accusate di detenzione illecita ed associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, è scaturita proprio dal monitoraggio – all’interno del carcere di Roma-Rebibbia – di un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano che, si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo del Ser.D..
Le risultanze investigative dei Carabinieri hanno consentito in breve tempo di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine al fatto che il narcotrafficante, pur ristretto in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati, solo uno dei due arrestato, (incaricati di trasmettere messaggi e direttive da/per l’esterno e che si ipotizza abbiano anche introdotto nel carcere telefoni cellulari e sostanze stupefacenti) ha continuato a promuovere un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti operante perlopiù nel quadrante sud-est della Capitale (quartieri di Roma Tor Bella Monaca e Cinecittà-Tuscolano, Valle Martella di Zagarolo).
– Foto: ufficio stampa Carabinieri Roma –
(ITALPRESS).