Un racconto che s’interroga sui motivi del successo dei “cantanti di malavita”, analizzando gli effettivi legami col mondo mafioso e i contenuti dei loro testi, che “esaltano l’eroismo criminale di chi pretende di appropriarsi con la forza di ciò che non ha potuto avere attraverso la negoziazione sociale”. E’ così che canzoni come ‘Nu latitante o ‘O rre di Corleone (dedicata al famigerato Totò Riina), ‘O killer o Il mio amico camorrista entrano nell’immaginario dei giovani e giovanissimi come esempi ripetibili di chi è riuscito a ottenere fama e denaro partendo dai luoghi della marginalità. E “poco importa se questa diversità e superiorità” passa “attraverso l’ostentazione dell’uso di armi, violenza e droga”, protagonisti di testi e videoclip.
Con scrupolo nella ricerca delle fonti, delle notizie e delle citazioni, in 198 pagine “La mafia che canta” ricompone un quadro storico e sociale che è allo stesso tempo cornice del fenomeno preso in considerazione. Ad arricchire il libro, un’attenta analisi strofa per strofa delle canzoni di malavita più famose.
(ITALPRESS).