“I toni aggressivi – sottolinea – non accennano ad abbassarsi. Si continua a far credere che i morti siano morti per l’incapacità di qualcuno, magari dei decisori politici e che c’era chi aveva capito tutto, ma non è stato ascoltato. Mi viene in mente quel video su internet: il centro di Tokyo, Sidney, New York e altre Capitali. Tutte le città del mondo deserte. E 20 milioni di morti. Mi colpisce che di questo non si voglia prendere atto. Mi colpisce questa rimozione”. “Attenzione – aggiunge -, io credo che la storia del Covid debba essere la più trasparente possibile. E rispettosa nei confronti di tutti: operatori, ammalati, familiari degli scomparsi. Di più: sono convinto che sia indispensabile un approfondimento sia sul cosiddetto ‘long Covid’ che su eventuali reazioni avverse ai vaccini. Per contro, non è che se una persona muore d’infarto la colpa è d’ufficio del vaccino”. “Non possiamo nemmeno pensare che tutto questo passi dai tribunali – prosegue Zaia -. Il tribunale deve perseguire i reati, certo. Ma non giudicare sulle scelte degli amministratori”.
“Tenga conto – spiega Zaia – che io sono tra quelli che si sono battuti perchè i vaccini non diventassero obbligatori. Detto questo, qui ci nascondiamo il punto. Noi ci siamo trovati a mani nude, con indicazioni contrastanti, in una situazione senza riferimenti. Non avevamo le istruzioni per l’uso. Basti pensare – ma lo dimentichiamo – che si diceva che la mascherina non serviva a nulla. Io sono stato contestato perchè avevo disposto 3.500 tamponi a Vò Euganeo, quando non erano previsti tamponi per gli asintomatici. Peccato che abbiamo trovato un’ottantina di positivi. Ma io non so se tutto questo ci ha insegnato qualcosa”. “Io, come tutti – ricorda Zaia -, mi sono ritrovato senza mascherine e senza camici. Tenga conto che prima del Covid l’azienda universitaria di Padova consumava 950 camici usa e getta al mese. Sotto Covid, siamo arrivati a 4.500 al giorno. Al giorno! Ora, mi chiedo: se avessi fatto una scorta di camici abbondante, che cosa mi sarei sentito dire? Il Paese deve comprendere anche le scelte strategiche. Perchè a forza di danni erariali e di azioni di responsabilità si rischia davvero di rendere l’amministrazione un atto notarile…”.
Adesso l’epidemia è finita, ma nei luoghi della sanità la mascherina si continuerà a portare, “certo – dice Zaia -. Non per il Covid, semmai per un insegnamento del Covid: anche un raffreddore, se una persona è fragile, non è una passeggiata. Ma in un ospedale, non è che ci siano soltanto i sani. Eppure, c’è gente che ha da ridire anche su questo. C’è chi dice che ricorda il Covid. Io dico che il Covid non ce lo dobbiamo dimenticare mai. I dubbiosi vadano a rivedersi quando nella civilissima New York si scavavano le fosse comuni”. “Le sfide saranno rappresentate da nuovi virus, infezioni ospedaliere, resistenza agli antibiotici. Abbiamo due opzioni: nascondere la testa sotto la sabbia o guardare in faccia alla realtà. Ora, non abbiamo più alibi”, conclude il Governatore.
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(ITALPRESS).