I dati forniti hanno offerto una occasione per un’analisi sulle imprese culturali della città. Ne emerge un tessuto culturale dinamico e caratterizzato da forte eterogeneità in termini di specializzazione (dalla produzione in proprio di spettacoli ed eventi, alla valorizzazione, alla fornitura di servizi) e attivo in tutti gli ambiti culturali (teatro, cinema, musica, danza, arti visive, letteratura, scienza, sport…). I soggetti che hanno fatto domanda per i bandi sono prevalentemente di piccole dimensioni (due terzi dichiara un fatturato inferiore a 200mila euro) e sono localizzati in quasi tutto il territorio comunale, con una prevalenza nel centro città ma con una buona presenza anche nelle zone più periferiche. Da sottolineare l’attenzione ai temi sociali: il 36% dichiara di operare in contesti di forte degrado e/o in favore di persone fragili.
Nonostante l’impatto significativo del lockdown, emerge però una forte capacità di reazione: oltre la metà dei soggetti si è
attivata per beneficiare delle misure d’emergenza del Governo e più dell’80% ha ampliato la propria offerta on-line per far fronte alle chiusure e alle misure di distanziamento imposte per contenere la diffusione del virus.
“La crisi dovuta alla pandemia ha avuto un impatto nient’affatto trascurabile su tutte le imprese italiane, e tra queste anche quelle del settore culturale milanese – ha detto Gregorio De Felice, Head of Research e Chief Economist Intesa Sanpaolo -. Dai nostri studi portati avanti da Intesa San Paolo emerge una perdita pari a circa 34 milioni di euro, e questa si riferisce a quanto è già stato perso, purtroppo non abbiamo ancora una visione certa sulle ripercussioni che la crisi avrà nei prossimi mesi, sebbene prevediamo una ripresa almeno parziale nel 2023.
Per la nostra ricerca ci siamo avvalsi anche dei dati messi a disposizione dal Comune di Milano relativi alle domande di sussidio per far fronte ai mancati introiti per la sospensione obbligatoria delle attività, mancate vendite, biglietti, spese di mantenimento delle strutture nel periodo da fine gennaio a fine luglio 2020. Ne esce fuori putroppo un impatto di vasta scala ed emerge che ad averne la peggio sono state le realtà imprenditoriali e non più piccole”.
(ITALPRESS).