“Completamente fuori binario il perimetro di applicazione della norma. Si continua a insistere sui rapporti professionali regolati da “convenzioni” con banche, assicurazioni e grandi imprese che, però, sono solo una parte dei clienti dei professionisti”, spiega Stella, “ma non si fa alcun riferimento ai rapporti professionali individuali, relativi cioè alle singole prestazioni, che rappresentano la maggior parte degli incarichi attribuiti dalla P.A. ai professionisti e che rimangono fuori dal campo di applicazione della legge”.
“Assurdo, poi, che invece di punire il committente che non applica l’equo compenso venga sanzionato il professionista, senza contare che un professionista iscritto a un ordine andrebbe incontro a un illecito disciplinare deontologico, mentre un professionista non iscritto a un ordine no”, aggiunge il presidente di Confprofessioni. “Inoltre, non si spiega perchè venga concessa agli ordini il potere di adire l’autorità giudiziaria: non solo la loro funzione è incompatibile con la tutela degli interessi economici dei loro iscritti, ma è altrettanto assurdo che tali azioni possano essere attivate senza il preventivo consenso del professionista interessato”.
“A questo punto, possiamo solo augurarci che il Senato sappia riportare nella giusta direzione la declinazione del principio dell’equo compenso, che dall’esame alla Camera esce compromesso”, conclude Stella, “apportando tutte le modifiche necessarie per garantire un corretto equilibrio nei rapporti economici tra imprese, P.A. e professionisti, al fine di garantire effettivamente – e non soltanto sulla carta – l’applicazione di un principio che dovrebbe essere universale”.
(ITALPRESS).