“La stessa misura introdotta nel 2022 per i contratti nel settore pubblico ha portato a un aumento dei costi dei buoni pasto per la pubblica amministrazione pari a circa 100 milioni di euro – spiega ANSEB -. La stessa cosa potrebbe succedere nel settore privato dove le aziende riscontrerebbero maggiori costi per almeno un 6% (differenziale tra l’attuale media commissionale dell’11%, calcolata da Fipe, e le future medie), per un importo stimabile in 180 milioni annui, pari a 153 euro l’anno per lavoratore”.
“Questa misura indebolirebbe uno strumento prezioso di welfare per i lavoratori e minerebbe un mercato da 4 miliardi di euro, cresciuto negli ultimi anni sia in termini di digitalizzazione, sia di quantità di operatori attivi nell’offerta di prodotti di welfare a prezzi di mercato – prosegue Orlandini -. Vogliamo continuare ad operare in un mercato libero, per questo diciamo no a misure protezionistiche. Apriamo a una nuova stagione di contrattazione tra privati anche, e soprattutto, a difesa degli interessi dei piccoli esercizi pubblici. Se questa non fosse l’intenzione, almeno si rivedano i tempi di introduzione della misura senza far saltare gli accordi con 150 mila aziende e 170 mila esercenti, obbligando a mettere mano a oltre 300 mila contratti con immediate conseguenze sulla fruibilità dei buoni pasto”, conclude il Presidente di ANSEB.
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(ITALPRESS).