“Nelle democrazie mature regolate dal maggioritario, due visioni alternative convergono al centro e isolano le tendenze estremizzanti – aggiunge -. In Italia, invece, in ragione della sua democrazia ancora non compiuta, il maggioritario ha prodotto l’effetto opposto: ha radicalizzato l’offerta politica e ha lasciato il centro senza voce. Il bipolarismo ‘bastardò all’italiana, figlio cioè della volontà di vincere le elezioni, ma non in grado di assicurare la governabilità, ha ammutolito e messo in sonno le culture liberali, popolari, riformiste. Bisogna svegliarle e ridar loro voce”.
“Forza Italia – sottolinea – nacque raccogliendo l’eredità composita di quel blocco democratico-cristiano, socialista, repubblicano e liberale, che passò alla storia con il nome di ‘centrosinistrà. Forza Italia ha vinto fin quando ha mantenuto questi suoi tratti inclusivi, centristi, riformisti e moderati, svolgendo il ruolo di partito federatore del centro-destra. Forza Italia ha perso, al contrario, leadership e consensi, quando ha assunto posizioni appiattite sulla ‘destra-destrà, rappresentata dal 2018 in poi dal sovranismo della Lega di Matteo Salvini e dal nazionalismo di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. E siamo passati dal 35 al 5 per cento”.
“La coalizione recente di centrodestra, ultima figlia del bipolarismo ‘bastardò e di quello stare ‘o di qua o di là’, sembra non esistere più – prosegue Brunetta -. Il mio sogno è tornare alla geniale intuizione di Berlusconi, quello di riunire tutte e tre le culture politiche italiane che guardano all’Europa. Tre filoni che hanno in Mattarella e in Draghi, che a quelle famiglie appartengono, i migliori interpreti e garanti. Con l’azione politica, l’ethos e il cuore. Ethos e cuore fondamentali che mi hanno sconvolto, sentendo le straordinarie parole, non una fuori posto, ai funerali di David Sassoli”, evidenzia Brunetta, che guarda alla “squadra vincente Mattarella-Draghi in vista del 2023 e oltre. Ma per farlo bisogna tornare a parlare delle persone. Dei meriti e dei bisogni. Io alla conferenza programmatica socialista di Rimini del 1982 c’ero, so da che parte stare. Vuol dire rimettere la sfida del merito al centro dell’agenda politica: il merito sta nel Pnrr, nella riforma della scuola e della magistratura. La sinistra non deve aver paura del merito, perchè il merito non è un privilegio, ma la fonte della responsabilità solidale che la classe dirigente assume nei confronti della società. Serve, lo ripeto, una grande alleanza riformista tra chi rappresenta i meriti e chi rappresenta i bisogni”.
“Bisogna avere il coraggio di dire basta al ‘bipolarismo bastardò, opportunista e fonte di instabilità, e avviare un dibattito per tornare a un sistema elettorale di tipo proporzionale, serio e corretto verso la governabilità – sottolinea Brunetta -. Non per fare gli aghi, ma per fare la bilancia. Lo dico soprattutto al mio partito, Forza Italia”.
“Draghi ha davanti a sè un’occasione mai vista: quella di rappresentare sempre più il riferimento di una sensibilità politica che non si identifica nella contrapposizione tra destra e sinistra. Il governo deve estendere il raggio della sua azione riformatrice e sfidare i poteri di interdizione di chi vuole fermare il cambiamento. Questo ci ha chiesto il presidente Mattarella. Con il Parlamento tutto in piedi a dirgli di sì”, conclude Brunetta.
(ITALPRESS).