“L’ho scritto durante la pandemia, quando eravamo in lockdown, e casa mia sembra proprio una libreria: questo è il mio omaggio al mondo della lettura e, in particolare, della lettura su carta. Approfitto del mestiere del protagonista per fare la mia personale playlist dei libri da leggere” attraverso questo libraio “che suggerisce ai suoi clienti dei libri che in realtà sono quelli che suggerirei io stesso, quei 50-60 testi per me fondamentali”, spiega. In fin dei conti, “la libreria è il mio parco giochi fin da quando ero bambino: andare in libreria e scoprire i libri di cui non sapevo niente mi ha sempre attratto. E poi la narrazione su carta è molto più interattiva del cinema: credo che siano due cose contemporaneamente diverse, ma come fruitore continuo a preferire” la lettura, “il voltare pagine”.
“Siamo scritti a matita” diventerà un film? “Ne hanno comprato i diritti già quando era in bozze”, ma “è un film molto costoso, d’azione, quindi non sarà un film italiano e non lo farò io”, annuncia Brizzi. Per il cinema italiano contemporaneo, comunque, “è un momento buonissimo, di grande qualità, però sto aspettando ancora i ‘giovani leonì. Mi sembra che i film più vitali li facciano ancora Marco Bellocchio e Nanni Moretti: per quanto li ami, mi sembra strano”, spiega.
Come regista è già al lavoro su nuovi progetti. “Il mio ultimo film è già girato, è un reboot di una pellicola degli anni Ottanta con Pozzetto, ‘Da grandè, che andrà direttamente su una piattaforma da luglio, e poi ho girato la mia prima serie tv per Raiuno, con Sabrina Ferilli e Massimo Ghini, che andrà in onda probabilmente all’inizio del 2024”.
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