Invitato da Giovanni Sollima, quest’anno ho avuto l’opportunità di partecipare alla notte della Taranta, un evento molto molto bello e carico di un’ancestrale ritualità antica.
Suonare per 4 ore di fronte a 150 mila persone è stato emozionante ed imponente.
Ma soprattutto mi ha fatto rendere conto di come un’idea possa diventare realtà, oltre che opportunità di lavoro per moltissime persone e moltissimi artisti.
La Puglia da anni sta facendo scuola con la cultura, e la Notte della Taranta è la ciliegina sulla torta.
In soli 16 anni è cambiata radicalmente la realtà di artisti che si dedicavano a questo genere che fino a 20 anni fa era considerato di nicchia.
Ora invece è un vero e proprio boom: per un mese la pizzica gira in tournée in tutti i paesini del Salento, mercatini, bancarelle che vendono i tamburelli e dischi di pizzica locale, formaggi e vini locali.
Dalla musica al cibo, al vino.
A volte forzando il meccanismo artistico, prendendo melodie napoletane, siciliane e abruzzesi.
Insomma, la pizzica ha preso il volo e si è trasformata in LAVORO.
Tornando a casa, in Abruzzo, ho capito che anche la mia terra deve avere la lucidità di credere che il nostro SALTARELLO è decisamente più entusiasmante, antico, radicale, profondo, commerciale e politicamente corretto…
Anche qui si potrebbe organizzare un evento, che diventi una tradizione e quindi un lavoro e quindi indotto.
Ci vorrebbe una cultura politica da non poco, come quella della Puglia. Ma noi? Non ci svegliamo?
Il saltarello abruzzese è inoltre una musica più veloce, il cui battito principale è doppio rispetto alla pizzica.
E quindi cosa aspettiamo a dare vita al rawe parti degli organetti e dei “vurra vurra”? Che se ne vada Gianni Chiodi (governatore della Regione)?
Forse in effetti è il caso di aspettare l’uscita di scena di coloro che, a mio modo di vedere, tarpano le ali agli artisti abruzzesi.
Per alcuni politici infatti la cultura è solo un bilancio per coprire spese elettorali…
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