Agli occhi della gente potrebbe apparire come un alieno e anche lui ci scherza su volentieri: “Ho sempre detto che noi terrestri deriviamo dagli extraterrestri, quindi non siamo tanto lontani dalla realtà”. Alieno o non alieno, le capacità di Michele Santelia, campobassano di 54 anni e impiegato all’Istituto autonomo case popolari, sono fuori dal comune e negli anni si sono evolute fino a stimolare anche l’interesse di alcuni studiosi d’oltreoceano.
Santelia riesce a scrivere al contrario, e fin qui nulla di soprannaturale. Solo che lo fa usando contemporaneamente più tastiere di computer con caratteri bianchi, alla velocità di oltre 400 battute al minuto e in lingue diverse. Nel 1994 è riuscito a vincere, grazie a queste capacità, anche la sfida in tv su Rai Uno partecipando alla trasmissione “Scommettiamo che”.
Santelia ha tradotto di tutto al contrario, ma alcuni suoi lavori, come la “Divina Commedia al contrario”, sono conservati nel Museo Dantesco e nella Biblioteca Classense di Ravenna. Ha consegnato una “Bibbia al contrario” a Giovanni Paolo II e il “Vangelo al contrario” al Papa emerito Ratzinger. Entrambi lo hanno accolto in Vaticano.
Alcuni suoi lavori sono stati ricevuti e apprezzati anche dai presidenti Usa: Bill Clinton e George Bush. Ha ricevuto, inoltre, una medaglia dall’ex presidente della Repubblica Ciampi e una lettera di ringraziamento dal presidente Napolitano per un’originale e attualissima copia della Costituzione, rigorosamente al contrario.
Grazie alle sue capacità, Michele Santelia, è stato inserito per sette volte nel libro del “Guinnes dei primati”. L’utima, proprio di recente. La conferma gli è arrivata dagli stessi autori del famoso volume per un record molto particolare: aver scritto il maggior numero di parole e caratteri al contrario in 71 volumi. Una “torre di Babele”, come è stata ribattezzata, alta quasi cinque metri e del peso di cinque quintali.
Tra le prossime sfide, c’è la scrittura al contrario dei tre libri di Enoch in un’antica lingua africana, mentre una delle sue ultime fatiche è rappresentata da un “tomo” di oltre 20 chili (come riporta anche il libro dei record) che racconta l’epopea di Gilgamesh, un antico sovrano sumero. Un volume scritto al contrario in caratteri cuneiformi usando tastiere di computer fatte realizzare apposta su consiglio di alcuni studiosi dell’antica lingua.
L’unica nota dolente per Michele Santelia resta il rapporto con la sua terra. Cercato e apprezzato altrove per le sue capacità e per i suoi studi sulla lingua usata nei testi antichi (anche il prestigioso quotidiano britannico The Guardian ha scritto di lui), Santelia ha sempre criticato le istituzioni locali per non aver ancora “saputo cogliere l’aspetto culturale e l’originalità della sua ricerca“. Ma il geniale impiegato ha deciso di andare avanti per la sua strada. Il suo motto l’ha preso in prestito da una delle sue lingue preferite: il latino. Santelia lo pronuncia rigorosamente al contrario: “tse airtap ni atehporp omen”.