La Sicilia è una terra che ha sempre incantato il visitatore. Quando papa Nicola ll diede mandato ai Normanni della conquista dell’Italia meridionale, questo popolo arrivò a ridosso delle coste dell’isola. E quando vi misero piede, nacque l’incanto per una terra colorata dai suoi frutti rigogliosi, giallo ed arcione. Era il 1061 ed era occupata dagli arabi, che ne avevano fatto una delle più floride province conquistate. Ma varie famiglie tentavano di formare emirati personali e in tali divisioni i Normanni ebbero buon gioco. La progressiva conquista, coincise dapprima con la convivenza tra musulmani e cristiani. E nel 1130 Ruggiero ll si fece incoronare Re di Sicilia ed inizia la lunga storia di tale titolo, che perdurò sino al 1816.
La Sicilia dunque che cattura l’animo. Come avvenne per uno degli uomini più geniali della storia umana: Federico ll di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, che non a caso ebbe l’appellativo di “stupor mundi”. Stupore del mondo. Questi si stabilì per tutta la vita nell’isola, nonostante il suo ruolo lo volesse in Germania.
Santo Stefano di Camastra è un comune situato al centro di tale grande isola, sulla costa che guarda il Tirreno. Mutua la prima parte del suo nome dalla chiesa del monastero benedettino Santa Croce di Santo Stefano, edificato in epoca normanna. Situato a settanta metri di altezza, è un borgo che gode di una panorama suggestivo sul mare, appena sottostante.
Santo Stefano, quindi, è un piccolo gioiello del Sud, che si incastona in quella lunga catena di terre fascinose quanto struggenti.
Da Santo Stefano di Camastra arriva l’origine della poetessa Rosella Patti. Figlia di artista, ella si è prodotta in versi sulla sua Sicilia, vincendo un premio nel contesto di un concorso internazionale. Si tratta del “Besio 1860” di Savona, cha ha omaggiato con il premio giuria la sua: “Io sono Sicilia”.
La Patti, nei versi di questa poesia, riesce a dipingere la sua terra, infondendo una coinvolgente sensazione di nostalgia; un sentimento predominante al Sud, da quando nel 1830 i primi piroscafi iniziavano a porre le basi per un’emigrazione che ha strappato milioni di figli alla sua terra. Un esodo biblico.
Rossella Patti sembra immedesimarsi nella Sicilia quando scrive: “io sono il figlio che se n’è andato”. Appare quindi una sovrapposizione dove elementi che sono umani, come lo stupore, la meraviglia, il cuore, l’anima, le radici, sono fuse al sole ed al mare di una terra, che la poetessa ama intensamente.
La Patti propone il suo componimento anche in videopoesia, dove la sua voce imprime tutto il pathos di cui è intrisa. E su Resto al Sud trova uno scrigno ove ospitarla.
IO SONO SICILIA
Io sono Sicilia
Sono il sole che scalda.
Il mare che bacia la riva.
La terra che scotta.
Io sono i dolci canti di una sirena.
Io sono lo straniero che rimane incantato.
Io sono il figlio che se n’è andato.
Io sono l’isola nella mia isola.
Io sono l’azzurro che incontra il fuoco del tramonto.
Io sono meraviglia!
Io sono lo scirocco.
Io sono lo stupore!
Io sono chi con le lacrime agli occhi lascia le sue radici e le porta con se’.
Legate nel cuore e nell’anima.
Io sono Sicilia.
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