Il nostro è un Paese “bloccato”, proprio come l’asino di Buridano, che si lascia morire di fame, incapace di scegliere quale mucchio di paglia mangiare.
Questa è oggi l’Italia secondo Francesco Pugliese, amministratore delegato e direttore generale di Conad, uno dei maggiori protagonisti dell’industria nazionale, che, con tono partecipe – a volte disilluso ma sempre brillante – ha raccontato al giornalista Claudio Cerasa, direttore del Foglio, che cosa non va nel nostro Paese.
Un affresco delle italiche virtù e contraddizioni che ha dato vita al libro “Tra l’asino e il cane – conversazione sull’Italia che non c’è'” edito da Rizzoli, presentato in questi giorni in diverse città italiane e che pochi giorni fa è stato presentato anche a Taranto – città natale di Pugliese – alla libreria Ubik.
Per volontà dell’autore, infatti, tutti i diritti della vendita del libro saranno devoluti in beneficenza proprio alla Caritas tarantina.
In questo libro, realizzato con il giornalista Claudio Cerasa, Francesco Pugliese tratteggia le storture del fisco e quelle del lavoro che non c’è, il legame profondo tra burocrazia e corruzione, quella sindrome del nanismo, ovvero del “piccolo è bello”, che impedisce alle imprese italiane di competere sul piano internazionale.
E poi il Sud e gli interventi sbagliati e mancati per farne un vero motore dell’Italia, e i molti errori degli ultimi decenni, non solo dei politici ma anche di chi – gli imprenditori in primis – avrebbe dovuto spingere l’ammodernamento del Paese e invece si è chiuso a difendere i propri privilegi.
Un quadro duro ma realistico dell’Italia di oggi. Un intervento qualificato che non fa sconti a nessuno – né agli imprenditori, né alle cooperative, né alla politica – e propone alcune misure essenziali per portare l’Italia fuori dal fango e dalla palude.
Pugliese nel libro racconta di quanto siano necessarie competenza, capacità e coraggio: il coraggio di provare e di non restare fermi a morire di fame nell’indecisione di scegliere; la competenza di guardare fuori, di migliorarsi e di rinnovarsi con l’aiuto di persone leali; la capacità di scegliere le persone di cui circondarsi, persone che possono aiutarci a crescere e migliorare. Persone competenti e a volte anche più brave di noi.
E poi ci racconta del Sud, del nostro Sud.
“A meno di non essere eschimesi, si è sempre Meridionali di qualcuno”.
“Siamo un Paese che non ha fame” dice, “Non vogliamo crescere, vogliamo restare bambini”.
Ci parla della mentalità “Piccoli è bello” che ormai è ciò che distingue gli Italiani, parliamo di un’idea improponibile per la ripresa economica del Paese; perché “se sei piccolo non cresci, ma se sei grande puoi diventare competitivo”.
Questo è ciò che fanno le cooperative: aggregazione e gioco di squadra, il contrario di ciò che fa l’Italia, una lotta al Nanismo Industriale.
Forse dice Francesco Pugliese, per capire cosa ne sarà del nostro Paese dobbiamo pensare a cosa è cambiato a come i consumi sono variati, infatti, la paura del domani induce gli italiani ad avere paura di spendere soldi, gli spinge a risparmiare e conservare..quindi a non far girare la moneta, a non stimolare la domanda, e di conseguenza a non far ripartire l’occupazione.
Secondo lo stesso, i governi dovrebbero sostenere il ceto medio, perché se il ceto medio aumentasse in altri Paesi e non in Italia, sarebbe la fine, perché sia i consumi che gli investimenti si concentrerebbero lì.
“Change labour market to change Italy” … “Cambia il mercato del lavoro per cambiare l’Italia”.
Insomma attraverso “Tra l’asino e il cane” Francesco Pugliese mostra una fotografia dell’impresa italiana, che forse un giorno riuscirà ad emergere, ma che purtroppo non esiste ancora..
“Il Paese vive in un limbo
in cui si pensa che per arrivare
al vertice di una piramide
non sia necessario
scalare, ma basti lanciarsi
col parapendio”
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