Maurizio Sciarra è il Presidente di Apulia Film Commission da febbraio 2015. Originario di Bari, è un ottimo regista cinematografico e coordinatore nazionale dei 100autori. Inizialmente ha lasciato la sua città per inseguire il suo sogno a Roma, ora vi ha fatto ritorno. Con lui, ho parlato del Sud e della Puglia, oltre che di cinema, la sua più grande passione, una passione che è diventata il suo lavoro, un lavoro svolto con grande dedizione e passione.
Chi è Maurizio Sciarra oggi?
E’ un regista cinematografico che si è trovato ad affrontare una nuova sfida, ovvero quello di Presidente dell’Apulia Film Commission nella città natale che è Bari, da cui era andato via a vent’anni per poter fare cinema.
Cos’è per lei il cinema e cosa rappresenta?
Posso dirle che innanzitutto è l’unico mestiere che credo di saper fare. E’ sempre stato un sogno e continua ad esserlo; mi è sempre piaciuto farlo, esattamente come, ora come ora, assistere mentre si lo si sta girando. E’ un lavoro molto impegnativo, ma contemporaneamente pura magia.
Da febbraio 2015 è Presidente di Apulia Film Commission. Per quali motivi ha detto sì a questo importante incarico?
Da parte dell’associazione degli autori, abbiamo richiesto una nuova gestione di fare cinema, che avesse competenze e conoscenza della materia che si andava a trattare. Quando mi è stato fatto questa proposta, l’ho intesa come una risposta a tutte quelle domande che fino a quel momento ci eravamo posti. In Italia, non c’è grande una tradizione di registi che gestiscano direttamente la storia della regia audiovisiva; all’estero, invece, è prassi più che consolidata
Come definirebbe l’Apulia? Cosa la distingue dalle altre Film Commission?
La distingue una grandissima attrattività che non è fatta soltanto di denaro, cioè fondi a sostegno delle produzioni cinematografiche, ma anche di un ambiente amichevole e collaborativo per chi fa cinema.
Dopo Roma, la Puglia è il luogo più raccontato. Per quali motivi, secondo lei, questa terra viene scelta da gran parte delle produzione cinematografiche?
Tutto è nato con un scelta di politica economica che stata fatta oramai dieci anni fa dalla giunta di Vendola di investire per lo sviluppo di una regione che aveva passato una fase disastrosa di industrializzazione. Hanno deciso di investire nella cultura, nella creatività, nella musica, nel cinema per far sì che fossero le nuove leve anche per il turismo colto e consapevole. Chi viene in Puglia sa cosa cercare e dove trovarlo. Abbiamo ottimi professionisti del cinema, dai macchinisti a tecnici, dai registi ai produttori, dagli attori ai direttori della fotografia.
Lei è originario di Bari. Ha lasciato Roma per far ritorno nella regione natia e mettersi alla guida dell’Apulia. Cosa rappresenta per lei questa città e questa regione?
Me ne sono andato da Bari perchè, in quel periodo, non si faceva cinema come se ne fa oggi. L’unica mia speranza per realizzare il mio sogno era rappresentata da Roma. Ho fatto ritorno nella mia città dopo anni trovando un regione completamente cambiata, non solo si faceva molto cinema, ma diventando anche una delle capitali di questo settore. Posso dirle che il mio percorso è pieno di emozioni e di speranze di un giovanotto che vedeva nel cinema il suo futuro e la sua vita. Ho fatto molto esperienze, anche internazionale e mi sembrava molto important portare nella mia regione tutto quello che avevo imparato
Quest’intervista verrà pubblicata nella testata giornalistica Resto al Sud che, oltre che essere un giornale, è anche un movimento culturale. Invita, a non lasciare le terre del Sud abbandonate a se stesse. Quali possono essere i motivi per non lasciare il Sud secondo lei?
Se si fa cinema, non si può rimanere legati ad un unico territorio perchè il cinema è un linguaggio che non vuole frontiere. Detto questo, non voglio dire di rinnegare le proprie origini. Il miglior motivo per non lasciare il Sud è quello di ripartire proprio da questo per riscoprire il resto del mondo e dar si che si crei il legame forte tra il Sud e tutti gli altri territori.
Lei è anche regista. Cosa vuol dire, oggi come oggi, fare questo mestiere?
Vuol dire non arrendersi mai; se un giovane ha un progetto, deve cercare di perseguirle e non fare in modo di raggiungere il proprio obiettivo. Vuol dire avere un’onestà intellettuale, oltre che un occhio curioso verso quello che c’è intorno.
Com’è cambiato, secondo lei, il modo di fare cinema in Italia, in particolare in Puglia?
Innanzitutto, grazie a una serie di incentivi che la Film Commission ha messo a disposizione. Inoltre sono molte le produzioni che decidono di girare in Puglia per le location, i colori e le bellezze che questa regione offre.
Che tipo di spettatore è lei?
Sono uno spettatore molto curioso. Vorrei vedere molto di più di quello che effettivamente vedo. Il piacevole obbligo di vedere diversi film per lavoro, a volte mi fa perdere la freschezza di film che mi piacerebbe vedere in quel momento. Posso dirti che ogni volta che entro in una sala cinematografica continuo ad esserne rapito.