Massimiliano Gallo ha alle spalle una lunga carriera come attore, sia in teatro che al cinema. Figlio d’arte, debutta a teatro all’età di cinque anni. Fonda, insieme al fratello Gianfranco, la “Compagnia Gallo” che vanta interessanti successi teatrali. E’ tra i protagonisti di “Fortapasc”, di “Mine Vaganti”, di “Mozzarella Stories” e di “Perez”. Nella scorsa stagione televisiva, l’abbiamo visto nel ruolo di Domenico nella terza stagione di “Una grande famiglia” di Rai1. Sul piccolo e grande schermo appare sempre di più interpretando i personaggi più diversi e con più problematiche, merito di una grande duttilità artistica che fa di lui un vero attore. Ho ripercorso con lui la sua carriera fino ad ora vissuta; è emerso, oltre che un grande artista, anche una persona di forte personalità e umanità che vorrebbe che qualcosa in questo Paese cambiasse, a cominciare dal Sud.
Chi è Massimiliano Gallo oggi?
E’ una persona che si trova a metà del suo cammino; non ha realizzato ancora tutti i suoi sogni, ma è soddisfatto del suo percorso perchè ritiene di averlo fatto in maniera onesta. Sta cominciando a raccogliere i frutti e questo lo riempie di gioia. Vorrebbe sempre di più poter scegliere i propri progetti.
Sei campano, di preciso di Napoli. Cosa rappresenta per te questa città?
Tutto! Napoli, secondo me, è una città unica, nel bene e nel male. E’ colorata, antica, piena di passione. Me la porto sempre con me, ovunque vado perchè è la mia città! Credo che chiunque soggiorni, anche per un breve periodo, a Napoli ne rimanga totalmente affascinato; ti accoglie sempre, per abitudine, per cultura, per storia, è una città che non si meraviglia più di nulla, è un pochino un po’ più lenta rispetto ad altre grandi città ma ha una qualità, ovvero è una delle poche ad avere forti rapporti umani.
Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud; secondo te è possibile quindi resistere, cioè non abbandonare queste terre?
Posso dirti che, per il mio lavoro, me ne sono dovuto andare, a malincuore, ma è stato davvero necessario. Credo che il Sud debba però essere difeso. Esisteva già un divario tra Nord e Sud ancora prima dell’unità d’Italia che si è poi andato ad ampliare sempre di più; se il nostro Paese volesse diventare davvero una vera nazione dovrebbe far sì che queste differenze vengano meno, ma ho seri dubbi. Si dovrebbero affrontare i problemi, uno dietro l’altro cercando di risolverli, non con le parole, ma anche con i fatti. Oggi, il Sud, in particolare Napoli, sta avendo una serie infinita di attacchi mediatici secondo cui il messaggio Sud passa solo quando si parla di cronaca nera. Il meridione non è solo omicidi, criminalità organizzata e droga, ma molto molto di più; a mio parere, purtroppo non abbiamo grandi giornalisti che ci rappresentano, salvo qualche rara eccezione.
Debutti a teatro da molto piccolo e ancora oggi fai teatro. Ritieni sia uno step obbligatorio per un attore?
Secondo me, più che parlare di qualcosa di obbligatorio, è un passaggio naturale per un vero attore. Senza teatro, credo manchi una parte del cammino; è fondamentale avere un percorso teatrale. Ogni sera, l’attore che sta su un palcoscenico viene giudicato da un pubblico che varia costantemente. E’ una palestra che permette di crescere e affrontare meglio le sfide che possono capitare nel tuo percorso artistico.
Sei stato diretto da alcuni dei più importanti registi, da Risi a Milani, da Özpetek a De Angelis. Chi, tra tutti questi, ti ha lasciato un segno indelebile, anche dal punto di vista umano?
E’ una domanda non semplice perché tutti ti lasciano una parte importante, sei tu poi che ne devi fare tesoro di tutto quello che hai appreso. A me piace molto rubare quando sono su un palcoscenico o su un set, sia dal punto di vista tecnico che umano. Con Risi, è nato un rapporto molto bello perchè è stato il mio primo film importante. Con Ferzan, ho una rapporto molto particolare che va al di là del lavoro perché è nata una vera amicizia, è un regista che ama moltissimo i suoi attori, gli piace molto fare squadra e ti fa sentire partecipe di una grande famiglia. Con De Angelis, mi sono trovato benissimo; dice che sono il suo alter ego sullo schermo, nel senso che gli sarebbe piaciuto incarnare i personaggi che io interpreto; mi piacerebbe molto continuare a lavorare con lui.
Hai fatto parte anche di progetti cinematografici che trattano da vicino del malaffare, come “Il caln dei camorristi” e “Fortapàsc”. Cos’è per Massimiliano Gallo la criminalità organizzata? Come si può combattere?
Nel momento in cui abbandoni delle terre e le lasci in mano a un anti-Stato, credo sia normale che nascano i problemi. Dico sempre che c’è una grande ipocrisia da parte del governo; faccio un esempio, ovvero quello di stabilire che tutti i bambini abbiano la stessa opportunità. Lo Stato ha cioè stabilito che un bambino della periferia più degradata di una provincia del Sud abbia le stesse possibilità di un bambino di una grande città come Padova o Torino; questa, secondo me, è ipocrisia vera e propria. Il governo non può dire che in alcune città il tenore di vita di una determinata zona è peggiore rispetto a un’altra, non può dirlo perché sarebbe antidemocratico. In questo modo, il problema però non viene risolto. Per affrontarlo, lo Stato in qualità di padre dovrebbe fare programmi speciali per l’istruzione e per l’avvicinamento al lavoro. Facendo così, gran parte di quei giovani ragazzi che potrebbero essere perduti si salvano. Posso dirti che ho fatto lezioni di teatro nella periferia di Napoli e mi è capito molto spesso di trovarmi dinnanzi a pluri-bocciati che hanno avuto un atteggiamento molto ostile e di diffidenza nei miei confronti. Dopo qualche settimana in cui ero presente in quella scuola, mi sono accorto che questi ragazzi hanno cambiato atteggiamento, nel senso che mi vedevano come un amico e il loro punto di riferimento. In queste periferie manca e continua a mancare lo Stato perchè questi giovani uomini non hanno una famiglia alla quale appoggiarsi e crescono in strada senza una guida. Mi dispiace molto dirlo e crederlo ma, oggi come oggi, ai nostri politici fa molto più comodo avere una poltrona sicura conquistata con i soldi delle mafie piuttosto che guardare in faccia alla realtà.
Sei un figlio d’arte. Tuo padre è Nunzio Gallo, uno dei maggiori interpreti della canzone italiana e napoletana degli anni Cinquanta, ci racconteresti qual era il vostro rapporto? Cosa ti ha trasmesso?
Ero ragazzino e l’ho sempre visto in televisione; per me era un mito. E’ stato un esempio per me e mio fratello sia come padre che come artista. Ha dedicato tutta la sua vita alla musica, al canto e alla famiglia. E’ stato un vero professionista che ha svolto il suo mestiere con grande passione.
Qual è il tuo rapporto con la musica e il canto?
Posso dirti che ho fatto diversi musical, avendo anche un discreto successo. Per me, il musical e il canto rientrano in quelle cose che un attore deve saper fare. Ho tuttavia preferito non avere la stessa carriera di mio padre perchè non mi entusiasmava moltissimo e credo, essendo suo figlio, che sarebbe stato controproducente.
Recentemente ti abbiamo visto nel ruolo di Domenico, l’ex compagno di Isabella Ferrari nella terza stagione di “Una grande famiglia”, perché hai detto sì a questo personaggio? Hai qualcosa che ti accomuna e che ti differenzia? Come ti sei trovato con il cast?
In realtà, avevo rifiutato questo ruolo perché non avevo piacere a interpretare ancora una volta la parte del cattivo. In seguito, alla richiesta della mia agente e della Sabatini, una grande casting, ho accettato, inoltre il progetto era molto importante e il cast era eccezionale. Isabella Ferrari, Giampaolo Morelli e io siamo stati le new entry, ma mi sono trovato benissimo; l’ambiente era molto professionale ma anche moto rilassato. Fortunatamente, non ho nulla in comune con Domenico! (ride). Ti dico che io credo che anche il più temibile degli assassini abbia un lato umano, si tratta solo di scavare e non fermarsi alla superficie. Inoltre i ruoli da cattivi sono quelli che hanno più sfumature e quindi studiare il personaggio diventa molto interessante.
Nuovi progetti?
Ho girato un film con Valeria Golino e Adriano Giannini per la regia di Beppe Gaudino, spero che esca al cinema presto. Poi sempre tanto teatro.