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Ma che succede alla squadra del #Foggia?
24 Set 2015 08:26

Il momento sportivo del Foggia Calcio sorprende gli addetti ai lavori e i tifosi del club dauno.

Dall’esterno, una delle possibili cause della carenza di risultati non va ricercata tanto nella mancanza  di giocatori – gestiti non solo in modo coerente dal tecnico De Zerbi ma anche in modo mirato rispetto all’obiettivo ricercato dalla Società, la vittoria del campionato – quanto  in “questioni di testa”, di mentalità.

In effetti per qualsiasi allenatore di calcio, definiti con chiarezza gli obiettivi della stagione e allestito l’organico – ponendo la massima attenzione alla scelta degli atleti, in primis sugli uomini utili alla causa – lo scopo principale da perseguire per ottenere i risultati è la costruzione dello status mentale della propria squadra, cioè degli atteggiamenti sia individuali che collettivi che ciascun elemento deve perseguire per l’ottenimento della causa comune.

I componenti della Società, lo staff tecnico e gli stessi giocatori sono stati coinvolti in un iniziale “bagno d’entusiasmo trasmesso dalla piazza”, in ragione dell’ottimo campionato disputato nella stagione precedente, anche attraverso le ottime performances di gioco dimostrate durante tutto il periodo di gioco.

Partendo dalla riconferma dei protagonisti della scorsa stagione e puntellando con criterio i ruoli scoperti, la Società e lo staff tecnico hanno di fatto “regalato” alla piazza un campionato da veri protagonisti.

In effetti non vi è nulla di sbagliato in quest’atteggiamento, anzi, l’entusiasmo della gente va sempre sostenuto e alimentato, ma di fatto, questa enorme carica emotiva e motivazionale si è trasformata in un boomerang che ha portato i  giocatori stessi a travalicare il sottile confine esistente tra convinzione nei propri mezzi e presunzione.

Le squadre vincenti inseguono infatti la costruzione di una mentalità vincente che si sviluppa non solo attraverso l’inseguire le vittorie ma soprattutto attraverso la ricerca delle cause di sconfitta : la sconfitta vista come occasione di contraddittorio interno, di autocritica, di riconoscimento dei propri errori nonché come voglia e determinazione atta a superarli o limitarli, anche attraverso gli allenamenti.

Nell’equilibrio quindi tra questi due atteggiamenti psicologici uno basato di fatto su una buona dose di autostima e convinzione e l’altro di autocritica, in caso di risultati negativi, si materializza la cosidetta “mentalità vincente”. Proprio qui s’inserisce il lavoro psicologico del tecnico De Zerbi, chiamato a sobbarcarsi il carico emozionale derivante “dall’entusiasmo iniziale della piazza” e, in un certo senso, a “distribuirlo in dosi non eccessive” ai calciatori.

Ritengo che al Foggia e a Mr. De Zerbi basti solo capitalizzare questi risultati negativi in termini di crescita e di ricerca della giusta mentalità con la speranza che possano lasciarsi dietro le spalle, quanto prima, questo momento negativo :De Zerbi dovrà fare in modo di esser seguito non solo durante la fase “didattica” (come accaduto a Pagani , dove la squadra dauna ha dato impressione di eseguire il classico spartito tattico in maniera quasi automatica e poco convinta), ma anche in modo convinto. In sostanza dovrà ottenere la collaborazione di tutti e non la mera esecuzione fredda di quanto si chiede.

Ma questo che sembra un obiettivo semplice, in realtà non lo è poiché richiederà, da parte di tutti gli atleti e dallo staff, una sorta di etica del lavoro, improntata quest’ultima sulla ricerca, per ciascuno, di una crescita comune: se il tecnico otterrà questo tipo di collaborazione, il Foggia riprenderà ad alimentare sogni ed entusiasmo nei tifosi rossoneri, poiché dal punto di vista tecnico non vi sono grosse lacune.


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