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L’#hacker positivo che vive (e lavora) in #Sicilia

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Probabilmente si sentirà dal tono di voce ma ero un po’ emozionato nell’intervistare Salvatore Sanfilippo. L’ho incontrato durante PAC’15 e tutti me ne avevano parlato come se fosse una star.

Io non sapevo chi fosse e anche il suo nickname, antirez, non mi diceva nulla. Il motivo era semplice: non sono un programmatore. Salvatore è infatti un ragazzo che è riuscito a farsi strada nel mondo della programmazione in perfetto stile hacker (nell’accezione positiva e originaria del termine).

È infatti lui a aver creato Redis, un sistema che simula in un portale web il comportamento della memoria a breve termine del nostro cervello. Un tool rilasciato in open source che oggi è utilizzato da veri e propri colossi, uno su tutti Twitter.

Salvatore è riuscito a sviluppare Redis grazie alla sua tenacia e al suo talento: due qualità che lo hanno portato a lavorare in Sicilia con un occhio a tutto il mondo e soprattutto gli hanno permesso di dedicarsi ad altri progetti remunerati, in modo così da lasciargli il tempo per ciò che più gli interessava.

È una storia che si riferisce alla programmazione, ma a mio avviso potrebbe valere per tanti aspiranti imprenditori. L’intervista che potete ascoltare nel podcast si sposta poi sulla licenza open source, un mondo che sta cambiando in questi ultimi anni. A scapito di programmatori che vogliono creare qualcosa di loro e libero – Salvatore lo dice chiaramente “ci sarà sempre un programmatore che lavorerà per fare qualcosa di bello e utile per gli altri gratis” – c’è un sistema gestito da grossi leader del settore che sta riducendo drasticamente i margini (già minimi) di sostenibilità di chi scegli di lavorare in open source.

Inoltre alcune nuove tecnologie come il cloud contribuiscono a peggiorare la situazione. Ma Salvatore non è un pessimista e anzi rilancia invitando tutti a costruirsi una buona reputazione nel proprio ambiente: “Il successo di Redis è anche dovuto al fatto che la gente sapesse chi io fossi e si fidava di me”. La fiducia è qualcosa che ripaga sempre e anche questo non vale solo per il mondo della programmazione.

In questa puntata di Start Me Up si parla poi di una startup sarda che ripropone il famigerato problema dell’inquadramento delle logiche della sharing economy all’interno della legge. Questa volta il settore ad essere attaccato è quello del turismo e la startup in questione è Guide Me Right.

Una settimana fa circa l’applicazione è stata accusata dalla ConfGuide Toscana di non rispettare la legge in quanto permetteva a chiunque di fare da guida turistica dietro un compenso senza i relativi permessi.

Il founder di Guide Me Right Luca Sini ha risposto alle accuse attraverso un articolo, dando vita a #iostoconguidemeright, campagna social a sostegno della piattaforma. “È stata una cosa totalmente inaspettata e naturalmente ci ha fatto molto piacere – dice ai microfoni di Start Me Up – sopratutto perché siamo stati difesi anche da persone che non sono registrate sulla piattaforma ma ne hanno intuito il potenziale”.

Luca respinge le accuse ponendo la questione proponendo un cambio di prospettiva: l’utente di Guide Me Right non è alla ricerca di una guida, bensì di qualcuno del posto che lo cali nella realtà locale. Non a caso i ciceroni di Guide Me Right si chiamano Local Friend.

“Credo che la differenza stia nel tipo di esperienza che l’utente ha intenzione di fare” continua Luca: c’è chi paga per avere un servizio che deve essere impeccabile e chi invece ha voglia di frequentare qualcuno del posto e fare un giro fuori dai circuiti turistici standard. Ma questo non significa che l’uno sia incompatibile con l’altro. Aldilà della campagna social che sfocerà in una serie di eventi organizzati in Toscana per questo fine settimana, Guide Me Right è in piena campagna crowdfunding: l’intento è quello di sviluppare ulteriormente la piattaforma e includere nuovi servizi. In cambio di qualche premio potete fare la vostra offerta su eppela.com.

In maniera un po’ insolita si parla poi della Maker Faire di Roma che apre i battenti oggi per chiudere il 18 ottobre. Avrei potuto chiamare chiunque ma l’occasione era troppo ghiotta per avere come ospite Paolo Mirabelli di DroniLab, un vero e proprio innovatore del Sud Italia (nonché Digital Champion) che elenca ai microfoni di Start Me Up i motivi per cui non dovreste perdervi questa terza edizione della Maker Faire. Non preoccupatevi perché in caso non poteste andarci c’è Periscope. Sia Paolo che il suo socio Digital Champion Massimiliano Aiello trasmetteranno l’evento. Gli account per seguire le dirette sono @paolomirabelli1 e @akamasensei.

Due parole su Start Me Up:

C’è un sud in movimento e con Start Me Up lo racconto in radio: un appuntamento settimanale che cerca di mettere in risalto i progetti e le storie di chi scommette sulla propria idea e la porta avanti. Ho scelto la radio perché l’ho sempre reputato il mezzo a me più congeniale ed è quello che permette di creare connessioni con più facilità. Sono di Messina, ma non ho mai immaginato un programma incentrato solo sulla mia città. Sin dall’inizio l’intento era quello di raccontare quello che succede da Roma in giù, cercando di fare rete con le altre città del Sud Italia.
Posso inoltre contare sul supporto di Spreaker e Keedra, che mi danno una mano a essere presente con un podcast on-line ogni settimana.

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