Paolo Apolito, docente di antropologia culturale all’università Roma Tre, a 67 anni, ad un passo dalla meritata pensione, il prof, che all’Università di Salerno molti ricordano per le trascinanti edizioni dell’happening Campus in festa, ha deciso di rimettersi in discussione e si è inventato un’insolita attività, quella di «antropologo a domicilio».
Lo racconta al Corriere del Mezzogiorno: «Tutto è iniziato – spiega – quando ho dato alle stampe il mio ultimo libro, Ritmi di festa, in cui sostengo una tesi, che la dimensione comunicativa degli esseri umani è musicale, soprattutto quando stanno bene».
«La gente che legge specialmente qui al Sud – spiega Apolito al Corriere – diminuisce statisticamente a vista d’occhio e gli stessi studenti leggono solo per studiare, nessuno considera più il libro un punto di riferimento».
«Ho messo su uno “spettacolo” (forse è un po’ esagerato chiamarlo così) – scrive sulla sua bacheca – in cui presento i temi del mio libro “Ritmi di festa” (Il Mulino, Bologna, 2014), in forma narrativa e teatrale. Dura poco più di sessanta minuti».
E subito parte un promo di tre minuti e mezzo in cui il prof, in maniche di camicia, spiega che tutto ciò che facciamo, persino leggere, contiene in sé una sua musicalità. A metà gennaio il progetto diventa concreto e l’antropologo a domicilio incontra gli studenti del liceo classico Tasso di Salerno.
Ma non è ancora quello che vuole: «basta che mettiate un po’ di persone insieme, mica tante – scrive ancora su fb – e concordiamo insieme una data. Per me sarà un arricchimento. Potrò verificare da vicino la capacità/possibilità di comunicare teorie scientifiche in modo non accademico, utilizzando le armi del teatro e della narrazione. Anche nei luoghi non pubblici. Mi auguro poi che sarà un arricchimento anche per chi assiste alla mia performance. Ovviamente gratis».
Il tam-tam comincia a funzionare e alla fine del mese di gennaio quello che l’antropologo definisce “seme di provocazione” viene rappresentato in un b&b di Paestum e presso un albergo di Nola dove si riuniscono le iscritte di un’associazione femminile di Somma Vesuviana.
«Sono andato per raccontare e mi hanno raccontato. Allora ho capito che questo mio progetto di andare a domicilio tra le persone e parlare e recitare del ritmo mi mette a contatto con i ritmi che nella vita delle persone danno felicità o semplicemente serenità, in certi casi persino leniscono il dolore. Perché fanno trovare musica nelle relazioni d’amore».