Per questa volta non scriverò di tecnica e tattica come richiestomi, ma vorrei porre l’attenzione sul momento generale che il calcio professionistico del Sud sta attraversando e che, in questo periodo lancia segnali in generale più che mai positivi, non solo dal rettangolo di gioco.
Partiamo dalla vittoria del Napoli in Supercoppa.
Diciamolo subito, la vittoria partenopea della supercoppa ha un duplice valore.
Non è solo la vittoria di una squadra di calcio coriacea e tosta, dura a morire e sicuramente eccezionale sia nelle individualità che nell’organizzazione di gioco in fase offensiva, ma è la vittoria di un’intera fascia territoriale, del meridione martoriato dalla crisi, dalle grosse problematiche che l’affliggono in termini anche sociali, ma sempre capace di rialzarsi e combattere con dignità, grinta e la rabbia di chi, come nel calcio, non molla mai e insegue i propri sogni o semplicemente affronta con tanta volontà il quotidiano.
Nulla cambia la modalità di raggiungimento del successo. I rigori possono leggersi come una metafora delle situazioni della vita, nel quotidiano: hai davanti la possibilità di realizzare una rete, magari decisiva ma, come nella vita, non sempre bastano capacità e concentrazione per raggiungere i propri obiettivi poiché l’imponderabile è sempre dietro l’angolo. Ma questa volta, su tutto, hanno prevalso la fame e la voglia di vincere di una squadra capace di annullare ben tre match ball alla ‘squadrona’ bianconera e Rafael con la sua mano protesa verso la coppa ha donato un momento di gioia enorme alla gente partenopea. Un forte segnale, questo, della valenza del progetto di calcio del duo Benitez-De Laurentis.
In serie B si distingue tra alti e bassi l’Avellino che continua nella sua rincorsa a un piazzamento play off con la solidità di un progetto tattico impiantato dal Mister già da tempo e che ora dà in fondo buoni frutti: se il mercato colma alcune lacune, l’ambizione avrà basi anche più solide.
In Lega Pro, nel girone meridionale, Benevento e Juve Stabia contendono alla Salernitana la leadership: i granata sono primi con il merito di un’organizzazione di gioco che valorizza le qualità di un organico costruito sull’esperienza e la valenza tecnica dei singoli elementi che hanno sì un’età media un po’ alta, ma sono ben assortiti, con seconde linee capaci di colmare questo gap. Tuttavia le altre formazioni non sono da meno in termini di entusiasmo, valori tecnici e ambizioni.
Special Guest è in questo momento il Foggia, esempio di una squadra ben costruita, seppur con i mezzi economici non eccelsi a disposizione. Seppur supportata in campo dal continuo entusiasmo della tifoseria è stata comunque costretta, negli ultimi anni, a partecipare a categorie non certo all’altezza della storia del club pugliese.
In crisi il Lecce, ma in una piazza dove l’imperativo unico è vincere è comprensibile che due risultati inaspettati portino a riflessioni e interrogativi: ma che senso ha mettere in discussione il progetto tecnico tattico di Lerda se al tecnico è stato chiesto esplicitamente non solo di vincere, ma anche di giocar bene? In fondo è risaputo che per aver un gioco esteticamente valido qualche rischio devi pur correrlo.
Ma in questo periodo balza agli onori della cronaca la maratona di solidarietà lanciata dai tifosi della Salernitana per il piccolo Armandino De Sio, giovanissimo tifoso dei granata che lotta contro un grave male con un sorriso incrollabile e la determinazione di un adulto. A essa si sono accodate dentro e fuori dal campo, tifoserie storicamente rivali tra cui quelle del Messina, Nocerina, Juve Stabia, Benevento, Caserta, ecc. Da loro l’esempio più importante e bello che speriamo il calcio colga per fare un piccolo grande salto di qualità su un terreno più importante, quello sociale-educativo: tutti i protagonisti di questo splendido sport, addetti e non, non devono mai dimenticare la responsabilità che hanno nei confronti dei valori sani e del rispetto della vita umana , quella di dare un esempio positivo e costruttivo e di agire fattivamente per concretizzarlo.
Tutto quello che Armandino ci insegna è vivere con le proprie passioni ma non permettere a esse e in nome delle stesse, di soggiogare i valori sani e le scelte morali giuste, perché ne vale il rispetto della vita propria e delle vite altrui, bene assoluto per cui vale la pena sempre lottare e gioire. La tua lotta Armandino è un esempio che tutti noi e tutte le tifoserie del Sud hanno recepito e che speriamo serva definitivamente a mutare quella mentalità sportiva che porta a esasperare gli animi a tal punto da sfociare spesso in manifestazioni violente ed incivili: da oggi, forse, lo sanno anche quegli pseudo-tifosi che, per fortuna in minoranza, continuano a considerare lo stadio come una trincea in cui portar avanti le proprie folli campanilistiche battaglie.
Auguri a tutti!