Da quando dirigo il teatro Stabile di Palermo, una domanda che di frequente mi sento fare è:
– Con Emma come va?
Il tono sembra premuroso e leggermente apprensivo, come se la domanda fosse rivolta a un coniuge sposato alla donna che la famiglia disapprovava. O come se ci fosse stata in passato una separazione dolorosa, e la convalescenza affettiva lasciasse prevedere qualche ricaduta.
Il fatto è che Emma Dante, artista residente del teatro Biondo, ha fama di avere un brutto carattere. Sarebbe facile obiettare secondo luogo comune: chi ha carattere deve per forza avere brutto carattere. Ma in realtà non è detto, conosco un sacco di persone pessime che hanno un cattivo carattere del tutto infondato.
Basti pensare ai danni sociali che il mito del “genio e sregolatezza” ha creato su base mondiale. Il teatro – e la letteratura, e il cinema, e la pittura, e la fotografia – sono pieni di sregolati senza genio. Autoproclamati artisti che, in attesa che genio sopraggiunga, decidono di portarsi avanti a forza di sola sregolatezza, fiduciosi che prima o poi il talento si costituirà alla porta del loro atelier.
Emma no. Emma rappresenta una rara conferma alla regola del genio e sregolatezza.
Una sregolatezza poi tutta caratteriale, che discende dalle bastonate della vita. Emma è una leonessa ferita, che solo per questo può risultare pericolosa.
Bisogna saperla prendere, assecondare i suoi sfoghi, incanalare la sua energia a favore del risultato artistico. Qualche volta mi è capitato di sentirmi come il pastore della favola attribuita ad Esopo, che estrae la spina dalla zampa della leonessa. Ma mai ho dubitato di essere ripagato dalla leonessa con altrettanta gentilezza. Perché la fenomenologia di Emma prevede improvvisi slarghi d’affetto, gentilezze estreme che a prima conoscenza rimangono invisibili. Lavorarci assieme, dal mio punto di vista, significa poter contare su un’alleata valorosa a leale.
In mezzo a tante difficoltà, malgrado le mille zavorre che appesantiscono la vita di un teatro Stabile, Emma è stata una sorella sempre solidale.
Tutto questo panegirico per rispondere una volta per tutte a chi mi pone la domanda di cui sopra:
– Come va con Emma?
– Bene, grazie.
Alla faccia degli invidiosi.
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