Un’accademia italiana in un palazzo cuore della cultura rumena. È questo il piano di Mario Antico, un avvocato di Nardò (Lecce), che ha trovato successo in Romania, dove si trova da 12 anni.
Mario Antico è partito dal Salento come molti altri giovani italiani: uno zaino in spalla, una borsa di studio in tasca: 300 euro, niente di che. Il supporto di un professore dell’Università del Salento, Cristoforo Osti, relatore della tesi di laurea discussa qualche tempo prima, e della famiglia pronta a pagare le bollette. L’obiettivo era uno stage sull’antitrust nei paesi dell’Est, tra Polonia e Romania.
Poco dopo Antico e la moglie Oana hanno fondato Antico&Partners. Un’avventura, forse, ma di successo: nel giro di 10 anni sono state aperte sedi in tutta la Romania. Gli avvocati assistono “gruppi italiani nel settore petrolifero, finanziario, dell’energia ma anche alcuni dei colossi bancari italiani”, come spiega a Repubblica.
Oggi Antico ha 38 anni, e come ogni padre di famiglia pensa al futuro delle sue figlie. Se una volta era quasi deluso dalla sua nazione, che vedeva come sterile di opportunità per lui, ha imparato ad apprezzarla proprio grazie al fascino che i rumeni subiscono da parte del Bel Paese. “L’Italia è sempre associata a eccellenza, talento, esclusività e stile – spiega ancora a Repubblica – In Romania vendere uno scooter, un abito o anche solo un caffè italiano vuol dire garantire il massimo al consumatore e raddoppiare le vendite. Così ho riscoperto il mio orgoglio: perché noi italiani possiamo fare la differenza“.
Le sue gemelline di 5 anni, quindi, avrebbero dovuto studiare in una scuola che coniugasse la cultura italiana con quella rumena. Nessuna istituzione d’eccellenza, però, lo permetteva: le più quotate erano britannica, francese, americana. Da qui il colpo di genio, ovvero il crearne una da zero. O quasi.
Quando si dice che un padre farebbe di tutto per le sue figlie… Antico ne è la prova vivente. Quando ha sentito della vendita di uno dei palazzi più prestigiosi di Bucarest, non se l’è fatto ripetere due volte: ha fatto la sua proposta d’acquisto. Gli eredi di Take Ionescu, ex proprietario dell’immobile e padre della “Grande Romania”, hanno apprezzato l’idea dell’avvocato e l’hanno preferita alle offerte di altri connazionali.
Era “una specie di Camillo Benso di Cavour, il padre della Patria per i rumeni – ha spiegato nell’intervista – Colui che ha anche promosso la pubblica istruzione di massa durante i suoi mandati come ministro dell’Istruzione e Primo ministro rumeno. Un avvocato nato in Romania e morto a Roma. Mi è sembrato che ogni pezzo del puzzle andasse al posto giusto”. E c’è anche da sorridere. Come scrive Antoaneta Dohotariu per il progetto editoriale “Make Bucarest Great Again” di B365, questo “avvocato italiano ha capito meglio di noi ‘quanto sia stato grande questo periodo tra le due guerre in Romania’”. “Su Ionescu studiamo solo un capitoletto al liceo”. E invece, come racconta ancora l’italiano, più persone dovrebbero sapere quanto il periodo tra le due guerre sia stato grande per la Romania.
Progettato dall’architetto svizzero Louis Blanc, il palazzo è ottocentesco e si presenta ricco di affreschi e decorazioni di una certa rilevanza artistica. Sembra, però, quasi estraneo nel contesto in cui si trova: attorno ci sono solo palazzi moderni, e il suo interno è in parte vandalizzato.
Tutto nasce da questa idea, messa in campo poi anche grazie all’aiuto del socio Andrea Chirulli, anche lui pugliese, di Ceglie Messapica. L’obiettivo è di ultimare i lavori di ristrutturazione entro settembre 2023, donando a Bucarest un’accademia italiana multidisciplinare che non servirà solo da scuola, ma anche come centro di aggregazione e promozione culturale. “Realizzeremo una scuola open door, con eventi al pubblico per consentire agli abitanti di Bucarest di avere nuovamente accesso ad uno dei suoi principali luoghi identitari”, racconta Antico. E guai a trasformare l’accademia in un programma riservato agli italiani: tutti potranno iscriversi. Il supporto educativo sarà fornito da “Liberi di Educare”, una rete di scuole che forniscono metodi educativi sperimentali.
Laboratori di gastronomia, pittura, scultura, musica e letteratura, con un’aggiunta di sport, moda e design. Gli spazi forniti dal palazzo si prestano a qualsiasi tipo di lavoro. Non solo le comuni attività curriculari, dunque: in una mansarda sarà costruito anche un piccolo anfiteatro, dove ci saranno lezioni per giovani attori e recite di danza. “Collaboreremo con grandi teatri in Italia come la Scala di Milano“, continua l’avvocato in un’intervista a B365.
Tanto amore per le proprie origini, ma anche tanta amarezza. “La Romania è un Paese dove se vuoi e fai sul serio hai delle possibilità, mentre in Italia se non sei figlio di qualcuno e non hai raccomandazioni non arrivi da nessuna parte”, prosegue parlando con Dohotariu.
Un contrasto interiore che è perfettamente espresso anche dalla scelta dell’edificio. La Romania, per quanto sia stata la seconda patria di Antico, per quanto l’abbia accolto, resta a sua volta un posto contraddittorio. Così a Bucarest da un lato c’è un palazzo splendido, dall’altro un blocco di cemento armato di costruzione comunista. Dei balconi di rilevanza storica bloccati visivamente dai doppi vetri di un casermone. “Voglio anche far capire alle persone cosa voglia dire distruggere l’arte”, conclude il salentino.
(foto da http://antico.ro)