Facebook può essere utile ma crudele. Apri il social è apprendi che un tuo amico è morto dopo pochi mesi di terribile malattia. In questo modo ho appreso ieri della scomparsa dell’amico e compagno Gianfranco Aloe. Un legame forte e intenso con la nostra Itaca mantenuto a distanza.
Leggo il dolore intenso delle nostre genti per questo cosentino illustre per azione civile e gentile in ogni delicato gesto della sua operosa e intensa vita. Rileggo le corrispondenze e mastico amaro per quell’appuntamento mancato nella primavera del 2013 per una cena da rimpatriata nel dirsi “quando la recuperiamo sarà bellissima”. Magari avremmo rievocato la Pasquetta socialista al Giornale di Calabria di Piano Lago. Non c’è stato il tempo. C’era stato invece un annuncio di notte di un’altra ferale notizia: “Caro Paride purtroppo è morto Michele Stumpo”.
Lo ha raggiunto quel suo compagno Gianfranco dopo breve tempo. E a me tocca il compito di narrarla ancora una volta quella storia dei giovani socialisti degli anni Settanta della provincia più’ socialista d’Italia a Cosenza, la mia Itaca.
Erano giovani e di sinistra. Preparati e militanti. Libertari borghesi e poco inclini alla pagnotta come invece li apostrofavano alcuni del Pci. Furono forgiati in gran parte dal magistero di Giacomo Mancini. A differenza di altri Gianfranco non si separo’ mai da quella linea. C’era stato anche per lui, per chi come scrive, un aiuto personale che fece nei suoi confronti il segretario nazionale del Psi che nel suo privato più’ intimo era anche filantropo di altri tempi. Ma a prescindere di questo contesto, Gianfranco che si chiama Aloe ed è cognome da cosentino autentico, fu socialista partecipe ed attivo nelle sezioni e nelle piazze dove viveva la bella politica di quegli anni, e che definisco tale per profonda convinzione e non per la retorica del tempo andato.
Era un socialismo da rapporti umani che conquistava il Comune nel 1975 con Iacino sindaco alla guida della sinistra. Laboratorio che aveva le sue buone influenze nell’Unidad Popular di Salvador Allende e nella tradizione di chi aveva unito borghesi laici progressisti e muratori del rione Massa. Era una Fgsi molto movimentista che ebbe rapporti esistenziali intensi, e a volte, anche momentanee intese politiche con una vasta area della poliedrica galassia extraparlamentare cosentina.
Compagno solare e disponibile Gianfranco segui’ il moto alterno dei decenni che hanno segnato la nostra epoca restando fedele alle idee e ai principi mai sgomitando per ricevere posti e prebende. Entrò in banca e con determinazione s’impegnò nell’attività sindacale. Non fu estraneo mai al dibattito pubblico e civile. Sempre a fianco della sua compagna, protagonisti di una bella storia d’amore e di vita, che addolora per come la brutale Parca, abbia scelto di reciderla.
Ripresi a frequentare Gianfranco grazie al mio ruolo nel Quotidiano della Calabria che negli anni Novanta fa quadrante decisivo della vita di Itaca. Si faceva giornalismo partecipato prima che ne nascesse la definizione. E in occasione della scomparsa precoce di un’amica del suo quartiere natale, egli con bellissime fotografie aveva narrato, con quello stile sensibile che lo contraddistingueva ,una sorta di Grande Freddo da via Panebianco mirabile e da conservare.
Era molto generoso. Quando vide che ancora non adoperavo il telefono cellulare, un po’ per spocchia bohème un po’ per scarsi denari, mi regalò un suo doppione facendomi entrare nella nuova comunicazione. Abbiamo sempre avuto un reciproco affetto a distanza con rispetto delle idee e delle opinioni non comuni.
A distanza riprendemmo i rapporti in epoche recenti. Questi anni difficili avevano rafforzato il suo estro creativo. Puntuale nelle analisi e attento sempre alla miglior pubblicistica non omologata. Colse per tempo, la necessaria questione di un quotidiano che riprendesse le fila di una moderna questione meridionale. Le sue esortazioni a poter trovare soluzioni non ci fecero mai trovare un capo dove sbrogliare un’impossibile matassa. Non s’iscrisse mai ai parolai inutili ma andò incontro al mondo sporcandosi sempre le mani come abbiamo letto nelle pagine di Sartre.
A fianco dei ragazzi di “‘A mmasciata” a dar loro impegno e consigli, diffusione militante e articoli segnanti. Documento’ con delle foto bellissime e parole segnanti la sua esperienza di collegio che fu lettino da psicoanalista per quelli che ci eravamo dovuti istruire con quel tipo di educazione. Libero’ il suo verso poetico condividendolo in pubblico e privato. In questi anni di social esercito’ ad Itaca e dintorni un vivace compito di supplenza pedagogica che i giornali man mano sono stati capaci di perdere triangolando la sua parola impegnata con le foto di Capitano Ercole, le rumanzelle di Totonno Chiappetta, la satira dialettale di Scalercio e Canaletta. Era diventato un mediatore digitale.
E’ l’approdo che lo conduce all’esperienza di “Conzativicci”, della “Terra di Piero”, di quella vivace comunità separata che nella mia Itaca è capace di edificare cattedrali immense di solidarietà vera e mai beghina. Quasi a tendere le mani a coloro i quali nel secolo scorso si diedero patto che tutti gli uomini dalla culla alla tomba hanno sempre pari diritto a ricevere secondo bisogno e capacità. Gianfranco Aloe dalla culla alla tomba ha vissuto una vita retta ed esemplare. Per lui, socialista di Itaca, il Sol dell’Avvenire non tramonterà mai. Ti sia lievissima la nostra amata terra compagno mio.
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