“…I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi…”.
Nessuno dei padri costituenti poteva immaginare che l’articolo 34 della Costituzione Italiana – così democratico, così astrattamente condivisibile – poteva produrre dei guasti.
Eppure è bastato tralasciare quelle due paroline (“capaci e meritevoli”) e sostituirle idealmente con un generico “tutti” per creare una distorsione grave del mercato del lavoro, dove l’offerta di occupazione, per quanto stentata, è destinata a non incontrarsi mai con la domanda, sempre più abbondante.
Serve gente di mestiere e si formano solo professionisti.
A costo di apparire reazionari è arrivato il momento di dire che non “tutti” hanno diritto a una laurea.
Che la laurea per tutti equivale a laurea per nessuno.
Che un sistema di attribuzione del talento che avvenga d’ufficio, alla cieca, risulta dannoso soprattutto per quelli che il talento ce l’hanno veramente.