Con un pallone da rugby tra le mani, un bambino impara a crescere e a diventare adulto e un adulto impara a ritrovare il senso del gioco che aveva da bambino. Questa palla ovale e stravagante è il punto d’incontro di generazioni ed uno dei simboli della città dell’Aquila.
Una delle prime giornate di serenità, dopo la tragedia del 6 aprile 2009, fu dopo un mese e undici giorni dal sisma: il 17 maggio 2009. Quel giorno circa cinquemila aquilani si ritrovarono sulla costa per assistere alla prima partita in casa dell’Aquila Rugby dopo il terremoto.
Si giocò a Roseto degli Abruzzi, vicino Pescara, perché all’Aquila lo stadio era inagibile. Nonostante la distanza e le condizioni precarie di chi viveva in tendopoli e di chi alloggiava negli alberghi, lo stadio si riempì e la festa e la gioia di riabbracciarsi fu grande. Fui testimone diretto di un forte senso di appartenenza ad una comunità e di una eccezionale unità, mai vista in precedenza. Sembrava che la città e i suoi cittadini potessero condividere forti dolori e immense gioie. Insieme.
Quella fu uno di quei giorni che lasciano il segno: il giorno durante il quale una comunità ferita e dispersa è riuscita a sperare di nuovo grazie al gioco, alla condivisione, ad una palla ovale, una palla che rimbalza in modo imprevedibile e che come la vita non si sa mai che direzione possa prendere.
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