In Csm si arriva al ballottaggio, ma alla fine prevale il candidato che era dato per favorito fin dall’inizio. Il nuovo Procuratore Nazionale Antimafia è Franco Roberti, napoletano di 65 anni, magistrato anticasalesi e fino ad oggi capo della Procura di Salerno.
Per lui 20 voti nel Plenum di questa mattina, contro i 6 ricevuti al secondo turno dal procuratore di Bologna, Roberto Alfonso. Per Roberti un fronte bipartisan, che strappa due voti anche tra i consiglieri di area centro-destra. Ha raccolto la preferenza del vicepresidente Michele Vietti, e dei vertici della Cassazione, il primo presidente Giorgio Santacroce e il Pg Gianfranco Ciani. E l’hanno votato i consiglieri togati di Area e di Unicost, gli indipendenti Aniello Nappi e Paolo Corder, il togato di Magistratura indipendente Alessandro Pepe, tutti laici di centrosinistra e il laico del centrodestra Bartolomeo Romano.
”È una vittoria di squadra più che un successo personale”, dice il neo numero uno della Dna Roberti, che ha garantito che concentrerà nel nuovo incarico tutte le sue ”forze e capacità”. Il Procuratore non anticipa il ”programma”, però sin da subito si propone di ”rilanciare l’azione importante della Procura nazionale nel solco dei predecessori” e di ”confrontarsi con le nuove sfide della criminalità organizzata transnazionale”, con priorità al contrasto al riciclaggio, ai traffici di droga, di rifiuti e alla tratta di esseri umani. La carica di Capo della Direzione Nazionale Antimafia era vacante da gennaio, da quando l’attuale presidente del Senato aveva lasciato la magistratura per candidarsi.
Diciotto in tutto le domande arrivate al Consiglio; quattro le proposte uscite dalla Quinta Commissione, quella per gli incarichi direttivi, che ha compiuto l’istruttoria non riuscendo a convergere su un candidato. Oltre a Roberti e Alfonso, tra in nomi portati in Plenum c’erano anche Luigi De Ficchy, capo della Procura di Tivoli, che tra l’altro aveva impugnato le assoluzione sugli abusi sessuali nella scuola di Rignano Flaminio, e Guido Lo Forte, procuratore capo a Messina, che è stato uno dei pm del processo Andreotti. Alla prima votazione, svolta per chiamata nominale, Roberti ha ricevuto 8 preferenze, 9 quelle per Alfonso, 6 per Lo Forte, mentre un voto è andato a De Ficchy (astenuti Vietti e Ciani). Dato che nessun candidato aveva attenuto almeno la metà dei voti, si è proceduto con il ballottaggio, nel quale la leggera prevalenza di Alfonso è stata ribaltata.
La nomina di Roberti è stata accolta con ”grande soddisfazione” dal suo predecessore Piero Grasso, che dallo scranno più alto del Senato ha auspicato ”un rinnovato e corale impegno di tutte le forze politiche, attraverso interventi legislativi mirati e strategici, al contrasto a un fenomeno che inquina la vita sociale, politica ed economica del nostro Paese”.
Roberti è ”un’ottima scelta”, secondo la parlamentare Pdl salernitana Mara Carfagna. ”Siamo certi che il suo impegno saprà anche valorizzare la Direzione Nazionale Antimafia, continuando così l’opera dei suoi predecessori”, dice Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera. ”Darà un rinnovato impulso ad una battaglia di civiltà, essenziale per la qualità della democrazia italiana” per il leader di Sel, Nichi Vendola. Secondo il governatore Stefano Caldoro ”la Campania perde un procuratore di grande valore ma il Paese potrà contare sulla qualità ed esperienza di un magistrato riconosciuto per capacità e prestigio”.
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