Il compito di ogni educatore dovrebbe essere quello di far crescere una nuova generazione di “persone pensanti”, pronte a migliorare ogni giorno se stesse e a lottare per il Bene comune. Un compito gravoso, soprattutto in una società che esalta sempre di più l’individualismo e la logica del profitto e della competizione “spietata”.
In un mondo sempre più “connesso” alla Rete e ai Social, quello che conta è la logica del “SEM” (termine coniato dallo scrittore Gabriele Romagnoli), che sta per: Solitudine, Esibizionismo, Mercato. Condividere foto e video con l’unico obiettivo della visibilità e della popolarità. Se il video è offensivo, crudele, diseducaticativo, non conta. Conta il numero di visite e la popolarità.
Su Youtube, la popolare piattaforma di videosharing, vengono caricati più di 300 ore di video al minuto. Quanti di questi sono educativi? Quanti, invece, non lo sono? Il dato certo è che l’interesse dei giovani si è spostato in questi anni dalla tv (media passivo) a internet e soprattutto ai social. Un universo ancora poco conosciuto a chi si occupa di cultura ed educazione e che guarda alla Rete spesso come a un fenomeno da criticare e allontanare. Più del 66% degli adolescenti in tutto il mondo (con una prevalenza delle ragazze) è iscritto sui social network. In Italia, in particolare, i ragazzi sono molto più propensi a condividere dettagli personali: nei profili, infatti, il 74% dichiara di riportare il vero nome, mentre il 61% posta proprie foto. Il 57% dà l’indirizzo e-mail, il 48% il cognome e il 18% il nome della scuola. Non stiamo parlando di un fenomeno circoscritto o passeggero, dunque, ma di un cambiamento epocale che porterà sempre più giovani a utilizzare questi strumenti di comunicazione.
Ma allora come si fa a rendere educativo ciò che sembra non esserlo? La risposta parte da un dato di fatto: non è la Rete a essere diseducativa così come non lo sono i Social, piuttosto è l’uso che se ne fa a rendere questi strumenti un’ottima occasione di scambio e confronto, oppure un luogo virtuale di insegnamenti sbagliati. E’ come dire che la televisione è diseducativa perché ci sono programmi diseducativi. Ma sappiamo benissimo che c’è molto altro in tv ed esistono anche sul web casi di successo di progetti vincenti dal punto di vista dello scambio, della crescita e della comunicazione efficace con le nuove generazioni.
Qui voglio citare il caso di “IoStudio”. Il portale web del Ministero dell’Istruzione rivolto agli studenti conta, in media, quattro milioni di visualizzazioni al mese e un milione di studenti registrati. I fan su Facebook sono 60 mila e quattro mila al mese le richieste di informazioni attraverso i principali canali social. Ma IoStudio offre soprattutto servizi agli studenti attraverso una apposita “carta” per accedere a libri, viaggi, tecnologia, spettacoli. Sono sette milioni le carte distribuite dal 2008 ad oggi con quasi 50 mila convenzioni. Con il potenziamento del diritto allo studio promosso da “La Buona Scuola”, in occasione del prossimo anno scolastico, saranno stampate 1.700.000 nuove Carte dello Studente. A settembre partirà anche “Back to School! La cultura è a portata di mano”: una nuova campagna di comunicazione sull’educazione e la scuola. A 15 studenti, inoltre, sarà offerta la possibilità di essere selezionati per “IoStudio CreativeLAB”, la redazione junior di “IoStudio”. Grazie a progetti come questo lo studente diventa protagonista di un nuovo modello di partecipazione alla vita scolastica e a quella quotidiana. Una integrazione perfetta tra scuola web e territorio.
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