Un giovane scrittore del Sud, tanto piccolo, quanto tenace.
Ha fatto tutto da solo. Ha scritto un libro, in sordina. I genitori sapevano qualcosa, ma era tutto nel vago. Poi ha studiato da solo il percorso per arrivare ad una casa editrice e alla fine ha chiesto aiuto al papà. E così è in vendita sul web l’opera di Gennaro La Vecchia, 13 anni, di San Bartolomeo in Galdo, in provincia di Benevento.
Il libro si intitola “I Misteri di Palazzo Catalano. Diario di Howard Klifford“.
Essendo nato nel mio paese, è per tale motivo che sono venuto a conoscenza di questa storia. La madre di Gennaro è la poetessa Rossella Patti, presente su Resto al Sud con una recensione sulla poesia: “Io sono Sicilia”, vincitrice di un premio di un concorso internazionale.
Per fare qualcosa di simpatico, che uscisse fuori dell’ordinario, ho chiesto alla mamma di intervistare il figlio. Così li ho “sorpresi” un sabato sera, mentre erano sull’uscio di casa, pronti per andare a comprare la pizza.
Spiego la mia idea e la Patti la “sposa” subito ed inizia a porre domande. Il telefono era in vivavoce.
“Da cosa sei stato ispirato nello scrivere questo libro?”
Gennaro risponde. “Volevo entrare nel Palazzo Catalano (noto ed immenso palazzo gentilizio del paese) e per farlo ho ‘usato’ questo libro. È particolare ed ha sempre suscitato la mia attenzione. È avvolto nel mistero.”
Questo particolare di usare la letteratura per varcare virtualmente la soglia di un palazzo mi ha sorpreso, in virtù dell’età dell’autore.
La madre pone la seconda domanda: “Perché hai scelto l’horror come genere?”
“Perché questo è il genere che piace ai miei coetanei. Ma il pubblico a cui mi rivolgo è generale.”
Intervengo nella conversazione.
“Quale è l’autore che hai come riferimento?”
“Più che un autore, è il libro sulla serie televisiva ‘Strangers Things’. Ma in questo caso sarebbe stato ideale il romanzo storico.”
Siamo alla terza domanda. “La passione per la scrittura da cosa nasce?”
“A me piace costruire…”
Interrompo io: “Gennaro, ti chiedo: costruire o creare?”
“Costruire. Infatti ho la passione per le costruzioni, per i modellini in 3 D e poi c’è la musica. La scrittura è una sfaccettatura della costruzione. Uno dei lati di essa.”
Anche questa è una risposta che mi ha sorpreso. Di solito la scrittura assume un aspetto centrale nell’individuo che la pratica, invece in Gennaro è in un contesto più ampio.
Ultima domanda della Patti. “So che stai componendo una colonna sonora del libro.”
“Si. Ho inizato da un tasto.”
Intervengo. “Da un tasto?”
“Si. Sono partito da una nota. Una sola nota e poi è venuto tutto il resto. Ora ho scritto lo spartito.”
Gennaro spiega che “I misteri di Palazzo Catalano” fa parte di una serie di quattro libri, che intende scrivere su tale palazzo.
La nostra telefonata si conclude. La madre mi ha fatto notare, con ironia ed in preda ad un sorriso, la dicotomia tra il suo genere di espressione, ovvero la poesia dei sentimeti e l’horror. Io ho sottolineato quanto ormai la nostra generazione è lontana da quella di Gennaro e del dovere di ascolto che tutti abbiamo. Non dobbiamo lasciar scorrere le cose.
Un augurio a Gennaro per il suo impegno nella scrittura e per tutte le sue eclettiche espressioni.
Gianvito Pizzi
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