Gianluca Maria Tavarelli è uno sceneggiatore e un regista che esordisce al cinema nel 1994 con il film “Portami Via”. Nel 2000, esce il suo secondo film “Qui non è il paradiso”, per poi passare a “Liberi”, film in cui esordisce un molto giovane Elio Germano. Nel 2006 dirige “Non prendere impegni stasera”, poi “Una storia sbagliata”. Si presta anche alla televisione con “Paolo Borsellino”, “Maria Montessori”, “Le cose che restano” e “Aldo Moro”. In queste ultime settimane stiamo vedendo la sua ultima fatica, ovvero la seconda stagione de “Il giovane Montalbano”.
Chi è Gianluca Tavarelli oggi?
Non è semplice rispondere a questa domanda a dire il vero. E’ un regista che è cambiato rispetto ai suoi esordi esattamente come sono cambiati la televisione e il cinema nel modo di raccontare le storie. E’ un regista che si è sempre diviso tra un cinema un po’ d’essay e la televisione.
Com’è nato il tuo amore per il cinema?
E’ nato nella maniera più semplice possibile, cioè guardandolo. Sono nato e cresciuto a Torino, mio padre lavorava in banca e mia madre faceva la casalinga. Ho iniziato la mia carriera negli anni ottanta e a Torino non c’era niente, almeno dal punto di vista cinematografico. Ricordo le fredde domeniche, grigie e umide, in cui mio fratello, più grande di me, mi portava al cinema. Per me, era un evadere e lasciare libera la fantasia. Molto lentamente ho poi iniziato il mio percorso, ho cominciato con il famoso Super8, con il fai da te a casa senza aver frequentato scuole ma con una grande voglia di fare.
Cosa significa oggi essere regista?
Credo che un regista debba riuscire a raccontare storie nel modo più semplice possibile accompagnando lo spettatore in un mondo anche molto lontano dal proprio.
Da diverse settimane su Rai1 vediamo “Il giovane Montalbano”, per quali motivi hai deciso di fare una seconda stagione?
Innanzitutto perché credo che sia una serie tv che tiene incollato il pubblico, il personaggio di Montalbano è sempre molto amato. Abbiamo formato un’ottima squadra, a cominciare dagli attori, ci siamo divertiti molto a girare la prima serie e abbiamo deciso di far continuare la storia in una seconda stagione televisiva, un po’ più libera e moderna rispetto alla prima.
Un cast giovane ma ottimo. Perché hai scelto proprio Michele Riondino e Alessio Vassallo nei ruoli rispettivamente di Montalbano e di Mimì?
Posso dirti che “Il giovane Montalbano” nasce proprio con Michele, nel senso che la Rai, i produttori e io abbiamo subito pensato a lui per il carisma e la forza per calarsi nei panni di questo personaggio. Alessio Vassallo e tutti gli altri attori sono arrivati in un secondo momento, ma posso dirti che per il ruolo di Mimì è emerso subito che dovesse essere interpretato da lui. Mi premeva che fossero tutti bravi attori siciliani.
Chi è Andrea Camilleri per te?
Uno dei più grandi scrittori, secondo me! Lo leggo da sempre perché le sue sono storie che si leggono tutte d’un fiato, sono molto trasparenti e leggere, oltre che far anche riflettere.
Una fiction ambientata in Sicilia, cosa rappresenta per te questa terra? E il Sud?
Sono piemontese ma ho sempre girato al Sud, in particolare in Sicilia; mi ha sempre attratto il Sud, le persone, le loro usanze e anche il paesaggio.
Hai raccontato molte storie. Penso ad esempio a “Una storia sbagliata” che racconta il viaggio di una donna nel mondo arabo per avere notizie del marito, penso a “Maria Montessori”, a “Paolo Borsellino”, a “Aldo Moro”. Qual è il segreto per raccontare le sfumature della vita attraverso un tocco così sensibile e delicato?
Credo derivi dal fatto che ho sempre amato il cinema narrativo e che emoziona, ho sempre prestato attenzione alle piccole storie quotidiane che possono davvero dare una grande emozione e cerco nel mio piccolo di raccontarle.
Cosa vorresti arrivasse al pubblico di questa seconda stagione de “Il giovane Montalbano”?
Mi piacerebbe che il piccolo riuscisse a trascorrere sei piacevoli serate con un approccio serio al racconto.
Nuovi progetti?
Devo iniziare le riprese di una nuova fiction a partire da gennaio, sempre in Sicilia, sempre un poliziesco che parla di mafia ma ambientato negli anni settanta
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