Ho scelto questo titolo sia per trasmettere lo spirito che il tifoso italiano ha in questo momento, nel riporre le sue speranze della rinascita calcistica della nazionale nella figura del nuovo Mister Conte, ma anche come simbolico in bocca al lupo da parte mia al nuovo corso italiano.
In verità l’esordio dell’Italia è andata sin oltre le più rosee aspettative cogliendo un risultato strameritato sul campo contro la formazione olandese (terza nel ranking mondiale): il miglior modo per iniziare la ricostruzione tecnica, tattica e mentale della nostra nazionale di calcio.
Dietro l’importante prestazione del primo tempo, legata alla voglia di ben figurare da parte dei nuovi innesti, e di rivalsa, da parte di di chi come De Rossi ha dovuto ammainare bandiera in malo modo negli scorsi mondiali, ho riscontrato quali sono le soluzioni tattiche tipiche del gioco del nuovo Mister azzurro.
Come mio costume ne illustro quelle più interessanti e determinanti ai fini del risultato finale.
Partiamo innanzitutto dalla conferma del modulo 3-5-2 applicato come sempre basandosi sul non possesso della palla, grande aggressività, frequente e coordinato utilizzo del pressing sia a centrocampo che in attacco (dove spesso i nostri due esterni di centrocampo non disdegnavano di andar a pressare i difensori alti creando di fatto la parità numerica con i 4 difensori olandesi). In fase di possesso, invece, la circolazione della palla atta a sfruttare tutta la superficie del campo in orizzontale (tecnicamente si parla di “massima ampiezza”), è facilitata dalla predisposizione a 5 in fase di costruzione dei centrocampisti, sempre attenta ed intelligente.
Intelligente proprio perché finalizzata a leggere il momento e le modalità opportune per sorprendere la difesa alta e spregiudicata dell’Olanda, sia attraverso frequenti cambi di gioco, sia attraverso verticalizzazioni improvvise dei centrocampisti, ma anche dei difensori (facilitati in questo dal mantenimento del baricentro alto della nostra squadra) a favore della velocità e della fisicità di questa nuova strana coppia di attaccanti “quasi” gemelli, che di fatto hanno marcato in maniera determinante il confronto. In questa situazione è sicuramente tardivo l’adattamento tattico del coach olandese nell’abbassare il baricentro della sua squadra.
Spicca agli occhi degli addetti ai lavori, la prestazione in particolare del debuttante Zaza capace di incidere non solo in rifinitura attraverso un continuo dialogo con il suo compagno di reparto, ma soprattutto (e questa è la vera novità della nazionale) capace di grande sacrificio nel “non possesso palla”: in questa fase, il giocatore si abbassava anche con più frequenza rispetto allo stesso Immobile a dar manforte dinanzi ai centrocampisti, anche in ottica di riconquista palla e conseguente ripartenza, in perfetta comunicazione con l’ultimo terminale della manovra d’attacco che spesso risultava Immobile. In sostanza Zaza, aldilà del modulo, nel mostrare grande attenzione nella sua performance, ha di fatto giocato come teoricamente avrebbe dovuto fare con costanza Balotelli nelle sue apparizioni in nazionale.
Lungi da me il voler paragonare Balotelli e Zaza a livello tecnico, rimane il beneficio che ne ha tratto l’intera squadra dal suo sacrificio nelle due fasi e la concretezza e la pericolosità delle sue giocate in fase offensiva utili sia in rifinitura (es. l’assist di petto a Immobile) che in finalizzazione (dove un pizzico di emozione ha evitato la sua realizzazione).
Il secondo tempo è stato solo di mera gestione del risultato acquisito al cospetto di una squadra ridotta in dieci e probabilmente anche demotivata dalla natura amichevole del confronto. Pura accademia dinanzi ad un pubblico entusiasta e numeroso come sempre dovrebbe essere quando gioca la nostra nazionale.
La strada in termini tattici, tecnici e di mentalità è quella giusta…
In bocca al lupo Azzurri!
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