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Così il docufilm sulla mala-università a Catania ha conquistato la critica
09 Gen 2014 09:00

35 minuti in seconda serata, per raccontare al grande pubblico della TV l’odissea dei giovani ricercatori nella facoltà di Farmacia dell’Università di Catania alle prese con il “laboratorio dei veleni”: il film di Costanza QuatriglioCon il fiato sospeso” è andato in onda martedì sera su Rai Tre subito dopo “Ballarò”, anticipato da un intenso passaparola sui social media, specie su twitter attraverso l’hashtag #conilfiatosospeso.

Una prima visione impensabile fino a qualche anno fa, che porta in televisione una storia giudiziaria ancora aperta sulla quale la Magistratura sta facendo luce.

Francesca Marchese Emanuele la sua facoltà Resto al SudIl film, infatti, è inspirato dall’amara denuncia di inquinamento ambientale fatta nel 2003 dal ricercatore etneo Emanuele Patanè, poi morto di tumore al polmone: sul proprio diario, il giovane ha raccontato l’esperienza all’interno del laboratorio universitario catanese ed il proprio calvario di malattia e speranze tradite.

Un tema interpretato dalla regista siciliana con note di toccante realismo.

Il film è stato proiettato al Festival del Cinema di Venezia, ha vinto il premio Pontecorvo ed è stato applaudito anche all’estero (al “Festival de Cine italiano de Madrid”: http://www.festivaldecineitalianodemadrid.com/it/pelicula/con-il-fiato-sospeso ).

Nel 2009 anche il premio giornalistico televisivo “Ilaria Alpi” ha dato risalto nazionale alla vicenda includendo tra i finalisti della sezione Giovani il mio SpecialeEmanuele: la sua Facoltà” (http://www.youtube.com/watch?v=dC9HZRTHdr0).

Il video è stato realizzato e mandato in onda da Prima Linea Tg dell’emittente siciliana Telecolor, e dà voce ad Emanuele attraverso il racconto di suo padre Alfredo.

Le riprese sono di Rosario Alighieri, la voce recitante è del collega Antonio Iacona.


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