Tutta l’Italia in duecento metri. A quasi sei mesi dalla sua prematura scomparsa e a 34 anni dal quel 12 settembre 1979 in cui stabilì il record del mondo (con 19.72) nei 200 metri, l’atletica italiana rende omaggio a Pietro Mennea.
Saranno oltre 60 le città che, giovedì, nel ‘Mennea Day‘, daranno vita a una serie di iniziative (mostre, convegni…), trasformando i centri storici in piste di atletica, per ricordare la ‘Freccia del Sud’ e per raccogliere fondi per la Fondazione Pietro Mennea Onlus. E in Campidoglio, a presentare l’iniziativa dedicata dalla Fidal all’olimpionico di Mosca 1980, non potevano non esserci due pilastri della storia dell’atletica come l’americano Tommie Smith e il cubano Alberto Juantorena.
”Il mio record non poteva batterlo una persona migliore di Pietro”, riconosce l’ex velocista statunitense che, proprio a Città del Messico, 11 anni prima, era stato il primo uomo a scendere, con 19.83, sotto i 20 secondi.
”Per me era lo ‘speedy Italian’ – ricorda Smith, ”vero idolo di Pietro, che si innamorò della corsa vedendo la finale di Città del Messico”, come ha svelato oggi la moglie di Mennea, Manuela Olivieri – e la prima volta che ci siamo incontrati gli chiesi se fosse sicuro di aver corso così forte oppure se per caso avesse una Ferrari dietro. L’ho rispettato da subito anche perché ha sempre dimostrato la sua grandezza anche al di fuori dello sport. Le persone sono le idee che rappresentano e lui non era un bluff”.
”Era l’immagine di un combattente – aggiunge Juantorena, campione olimpico di 400 e 800 metri a Montreal 1976 – piccolo di statura ma grande come uomo. Un motivo d’orgoglio per l’Italia. Con lui condividevo l’impegno per la promozione dello sport fra i giovani”.
A fare gli onori di casa l’assessore alla Qualità della vita, Sport e Benessere di Roma Capitale, Luca Pancalli: ”Per la mia generazione Smith è stato la storia vera e propria. Così come Mennea è stato la maglia azzurra, un motivo di fierezza e un esempio di integrità e Juantorena l’idolo di ogni ragazzo che sognava di correre. Il ricordo delle loro imprese è indelebile. È bello vedere una federazione portare nel cuore i propri campioni come sta facendo la Fidal: significa ispirare le nuove generazioni”.
E il presidente della Federatletica, Alfio Giomi, ribadendo che ”non c’è futuro senza il ricordo e la conoscenza del passato”, assicura: ”Il 12 settembre sarà per sempre il Mennea Day, un momento di gioia in ricordo di un atleta straordinario, così come il Golden Gala che, sino a che io sarò presidente, porterà il nome di Pietro Mennea”.
Lascia un commento