Alessio Vassallo è un giovane attore palermitano che di strada ne ha fatta partendo dalla sua Palermo e continua a farne. Attore di cinema, teatro e televisione, in attesa di risentirlo nella prossima stagione televisiva per “Il giovane Montalbano 2” accanto a Michele Riondino, ho fatto una bella chiacchierata con Alessio, giovane artista molto talentuoso partendo dai suoi esordi fino ad arrivare ai giorni nostri.
Chi è Alessio Vassallo?
Qualcuno che cerca qualcosa da qualche che parte, in giro, non trovando ancora pace.
Penso che questa irrequietudine sia quella scintilla che lo spinge dopo 11 anni a fare il mestiere di attore.
Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud, una testata giornalistica molto attenta alle terre del meridione. Essendo tu siciliano di Palermo, qual è il tuo rapporto con il Sud?
Il Sud è la mia passione! Le mie origini sono state importantissime nel mio percorso di vita e lavorativo. Amo la mia terra e per questo soffro a vederla in questo stato, cioè abbandonata perchè l’abbandono è peggio di qualsiasi maltrattamento. Per esempio, Palermo, la mia città è magnifica, considerando le sue meraviglie naturali, ma è completamente stata lasciata sola dalle amministrazioni. Purtroppo questo è un male diffuso in tutta Italia poiché vige la politica del “tutto cambi affinché tutto rimanga com’è”, mai espressione del buon Tommasi Di Lampedusa fu più giusta.
Quando hai capito che il tuo mestiere sarebbe stato quello di attore?
Ancora oggi continuo a chiedermelo.
Cosa porti nel cuore dell’esperienza di “Agrodolce” ?
Ero appena uscito dall’Accademia. E’ stata una fortuna potersi sperimentare in un lavoro quotidiano in casa mia. E’ stata un’esperienza fantastica. Purtroppo anche lì tutto finito, tutto è stato lasciato andare tutto abbandonato. Mi hanno detto infatti che ci sono gli studi ancora intatti, ma coperti da erbacce, lì Termini Imerese.
Secondo te oggi in una fiction è più importante la qualità o gli ascolti?
Purtroppo gli ascolti. Anche se per fortuna adesso mi accorgo che molti buoni ascolti sono indice di qualità. Il pubblico si sta anche svecchiando o comunque è stanco di vedere prodotti simili alle vecchie soap brasiliane di 15 anni fa.
In “Madre, aiutami” ti abbiamo visto nei panni di Luca Redi. La protagonista della fiction è stata Virna Lisi che purtroppo ci ha lasciato. Che ricordi hai di quel set con lei? Che aria si respirava?
Purtroppo un ricordo molto labile perché ci siamo visti poche volte. Ricordo la sua puntualità nel lavoro e la sua gentilezza, oltre che la sua sedia con scritto: Virna Lisi. Mi piace ricordarla seduta lì, in quella sua sedia. Le dava quell’aria meritata da diva, un’icona che però ha lavorato sodo per tutta la sua vita.
In quella fiction , interpretavi un ruolo da cattivo. Che tipo di ruoli prediligi? Meglio il buono o il cattivo?
Non amo i ruoli ma le storie.
Altro ruolo complesso, quello de “Gli anni spezzati – Il giudice”. Cosa porterai con te dell’esperienza?
Ho messo molto studio e dedizione prima e durante le riprese per provare a capire che cosa fossero stati gli anni di piombo in Italia. Missione impossibile. Ancora oggi ho capito ben poco. Ma quello che mi ha più colpito è che ognuno ha una sua verità sul quel periodo storico. Parlarne diventa un tabù.
“Fino a qui tutto bene”. L’hai definito il ruolo più “toccante” della tua carriera. Perché?
Per l’esperienza sicuramente sì. E’ un film nato dal basso con degli attori che per un mese hanno vissuto nella stessa casa ma guidati in un percorso all’inizio piuttosto folle da un ottimo direttore d’orchestra qual è Roan Johnson. A lui va il merito di aver messo su una squadra formidabile e aver fatto del buon cinema con niente. E’ stato bellissimo quando io e Roan ci siamo trovati alla Sapienza a far lezione ai ragazzi universitari, che meraviglia vedere quanti ragazzi hanno ancora voglia di far cinema! “Fino a qui tutto bene”, me lo ripeto ogni giorno. E son felice di aver fatto questa esperienza.
Interpreti un vulcanologo. Come ti sei preparato per questo ruolo?
La preparazione in questo caso è avvenuta durante le riprese. Il mio faro da seguire era Roan. La convivenza con gli altri attori ci ha aiutato molto. Il complimento più bello che ci hanno fatto in conferenza stampa è stato: “Ma voi non siete attori?”. In quel momento ho capito che avevamo fatto centro.
C’è qualcosa che ti accomuna a questo personaggio?
Era molto Alessio quel personaggio. Questo non significa che sia stato semplice interpretarlo, anzi! Dal punto di vista attoriale proprio perchè nel film nulla era improvvisato ma seguivamo un copione, penso sia stata l’esperienza più bella e complessa da seguire.
Nuovi progetti?
Ho finito dopo sei mesi le riprese de “Il giovane Moltalbano 2”. Adesso mi sto guardando intorno. Se ci son progetti belli dove posso dare un contributo importate, bene. Altrimenti continuo a guardarmi intorno.