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Startup, i 5 (e più) incubatori d’impresa del Sud Italia

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  • Gli incubatori certificati del meridione sono 5
  • Molti altri sono ancora non certificati, ma attivi da anni
  • L’Unione Europea sta spingendo sempre di più verso lo sviluppo di start-up

Sono i posti dove le idee prendono vita. Si chiamano incubatori d’impresa, e si occupano di guidare gli inventori di startup nella nascita dei loro progetti. Certificati e non, molti di essi operano ormai da anni in tutta Italia, incluso il Sud, portando al successo i giovani imprenditori.

Cos’è un incubatore e le differenze con gli acceleratori di startup

Avere un’idea non basta. L’errore di molti imprenditori sta proprio nel non essere in grado di capire quale sia la migliore strategia per realizzarla. Non è una colpa, però: quello dell’imprenditoria è un mondo complesso. Per riuscire a trovare il bandolo della matassa corrono in aiuto delle vere e proprie “scuole”. Una sorta di manuale di “business”, insomma.

Gli acceleratori, invece, si occupano di startup più avanzate, che abbiano almeno una versione rilasciata del prototipo del loro prodotto.

Il pacchetto di servizi è in genere offerto in cambio di equity e fee. E tutto varia anche a seconda della startup che si ha tra le mani: un programma può durare dai 2 mesi ai 2 anni. Alcuni incubatori, inoltre, si occupano soltanto di alcune fette di mercato: un esempio è stata l’esperienza ragusana di Bassi Comunicanti, che nel corso di quattro edizioni ha dato lo sprint a 19 progetti culturali in Sicilia.

Quali sono gli incubatori di impresa certificati

Secondo la normativa, gli incubatori certificati sono società di capitali che devono possedere determinati requisiti autocertificati da un rappresentante legale:

  • disporre di strutture adeguate all’accoglienza delle startup, quindi che possiedono spazi riservati a l’installazione di attrezzature;
  • disporre delle suddette attrezzature, come rete Internet, sale riunioni e macchinari;
  • essere amministrati da persone esperte in materia di impresa e innovazione ed avere a disposizione una struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente;
  • collaborare regolarmente con università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e partner che operano nel contesto delle startup innovative.

La certificazione permette agli incubatori di avere alcune agevolazioni. Tra queste l’accesso gratuito, prioritario ed automatico al Fondo di Garanzia per le PMI e l’esonero dal pagamento di imposta di bollo, diritti di segreteria per il Registro delle Imprese e diritto annuale alle camere di commercio.

I 5 incubatori di impresa certificati del Sud Italia

Nel Sud Italia gli incubatori d’impresa certificati sono cinque. Si trovano in Puglia, Calabria, Campania e Basilicata. Le loro storie:

  • The Hub Bari, attraverso Sprint Factory, è riuscita a “catturare” i fondi di Estrazione di Talenti, un bando della Regione Puglia cofinanziato dall’Unione Europea. L’obiettivo del progetto è quello di diventare un punto di riferimento per startupper di tutta Europa nell’ambito delle attività digitali, creative ed inclusive. Impact Hub Bari ha portato avanti la Factory con il supporto di 23 partner di esperienza nazionale ed internazionale. Non è il primo caso di finanziamenti legati alle startup della Regione Puglia, come anche nel caso dei “TecnoNidi“.
  • Entopan Innovation Srl, è nata a Caraffa di Catanzaro dall’esperienza ventennale di Entopan di Francesco Cicione. Con un fondamentale aspetto sociale (legato agli obiettivi di Next Generation EU e Pnrr), vuole aprire un hub di 20 mila metri quadri per ospitare 50 big e 100 startup. I lavori inizieranno a fine anno, e le porte saranno aperte nel 2023. Si occupano di fare interagire start-up innovative, pmi ed imprese di livello corporate attraverso azioni di accompagnamento dalla nascita e per tutta la crescita delle aziende.
  • Serea Srl è di Potenza ed ha ricevuto la certificazione nel pieno dell’emergenza covid, diventando il primo incubatore lucano nelle liste del Mise. A condurla a questo obiettivo è stata la famiglia De Bonis, il cui operato ha incontrato le necessità degli startupper con consulenze su più livelli e la creazione di spazi attrezzati di circa 600 metri quadrati.
  • 012factory è l’innovation hub più grande del Mezzogiorno per fatturato e numero di start up, ed ha sede a Caserta. Di recente si è trasformato in una Spa e Società Benefit (riconoscimento quindi del suo influsso positivo sulla comunità). Nata nel 2013 con un capitale di 10mila euro, oggi ne vale 1,6 milioni. I suoi esperti aiutano sia le startup a nascere che a svilupparsi e, perché no, a rinascere con azioni di restart aziendale. Tra i suoi “alunni” anche Teresa Spina, oggi fondatrice di Boss.wmn.
  • Campania Newsteel Srl, con sede a Napoli, è l’incubatore promosso dalla Città della Scienza (Best science-based incubator d’Europa nel 2008) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Si occupa sia di startup che di spinoff, connettendole a opportunità di sviluppo. È stato il primo incubatore del Mezzogiorno ad essere stato riconosciuto dal MISE. Tra le imprese incubate Newsteel c’è anche Megaride, start-up che oggi collabora con Audi e Ducati.

Gli altri incubatori d’impresa al Sud

Come nel caso del già citato Bassi Comunicanti, non sono solo questi gli incubatori presenti nel Mezzogiorno. Molti altri agiscono portando costantemente a compimento (e, talora, al successo) i progetti di startup meridionali. È il caso di Digital Magics Palermo, primo incubatore siciliano e figlio di un’azienda quotata in borsa (DM), e tra gli organizzatori dell’hackaton palermitano. Sempre in Sicilia Consorzio Arca, LATI, Sviluppo Italia Sicilia, Sol.Co Working Capital Telecom Italia, Sviluppo Italia Sicilia e Siracusa Impact Hub.

La Campania fornisce ulteriori esempi. Uno è CSI – Incubatore Napoli Est, realizzato dal Comune di Napoli per favorire lo sviluppo imprenditoriale in aree di degrado urbano, con particolare attenzione alle startup innovative e sperimentali. Per quanto riguarda la Puglia, da notare anche il barese IC406 Innovation Camp, che ha sviluppato Trading Trends e IoAgri, ed i due incubatori di Casarano e Modugno.

Certificati o meno, gli incubatori meridionali si stanno dunque muovendo, diventando punti di riferimento per la crescita del Sud Italia.

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Published by
Chiara Venuto