C’è un grano che cresce nelle Madonie, tra i 300 e i 700 metri d’altezza, nel comune di Valledolmo. Da oggi questo grano si fa pasta grazie a un’idea di Tommaso Miceli, ingegnere di professione, ma con una mai sopita passione per i prodotti della terra. È nato così il molino Vallolmo, all’interno del quale sono utilizzati impianti semiartigianali di lavorazione del grano e macchinari per la produzione della pasta.
Quello di Tommaso Miceli è un progetto che, per mezzo di tecniche all’avanguardia, vuole valorizzare la materia prima locale e le sue proprietà. Così, grazie al contributo dell’azienda Molinoro, vengono lavorati grani “antichi” (come la tumminìa, il marzuolo e il perciasacchi – meglio conosciuto come khorasan) e non, quali il Core, l’Iride, il San Carlo, il Rusticano, il Simeto. Poi la produzione. Così nascono quattro varianti di pasta: la convenzionale, Grani Antichi, la biologica e la biologica integrale.
Una filiera di solo grano siciliano che è piaciuta molto all’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, che ha deciso così di finanziare l’idea di Miceli attraverso il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Siciliana. “Scegliere il prodotto locale significa promuovere sviluppo economico e senso di appartenenza alla Comunità – ha spiegato Miceli a ilSicilia.it – E ancora, celebrare le nostre radici culturali significa diventare ambasciatori di condivisi e corretti stili di vita mediterranei”.
Un finanziamento utile ma insufficiente a coprire ogni spesa. Ma “ne è comunque valsa la pena, i sacrifici fatti e il completamento della filiera produttiva con la realizzazione del nuovo mulino, ci ricompensato di tutto”, ha raccontato Miceli in un’intervista a La Repubblica Palermo.
Le idee dell’imprenditore siciliano non finiscono qui: l’azienda Molinoro infatti ospita anche un piccolo museo della cerealicoltura e della lavorazione del grano. Ai tempi “non era facile lavorare l’impasto – ha continuato Miceli – perché bisognava fare attenzione che fosse compatto e duro. Una volta ottenuta la giusta consistenza, si stendeva nelle canne poggiate su due sedie per l’essiccazione. Oggi ovviamente i metodi sono cambiati grazie ai macchinari e alle attrezzature semiartigianali che mantengono inalterate le proprietà nutritive e organolettiche del grano”.