- Alessio Lorusso ha creato la prima stampante beltless al mondo
- Così ha dato vita a Roboze, una PMI di successo internazionale
- Oggi le sue stampanti sono usate anche alla NASA
Ne parlano su Forbes, lo premiano ad ICE Dubai. Alessio Lorusso non è solo il fondatore di Roboze, ma anche il figlio di un meccanico. Sembrerà un dettaglio irrilevante, ma è proprio dall’officina del padre, che in fondo è stata la sua prima casa, ad esser nata una passione che l’ha portato a creare la stampante 3D più precisa al mondo. E questa è una storia tutta pugliese.
Alessio Lorusso, tra passione e visione
Roboze nasce quando Lorusso, classe ’91, aveva soltanto 23 anni. Già alle superiori smanettava con circuiti elettrici, fili di PLA e ugelli per hobbisti: così aveva costruito la sua prima stampante 3D, un progetto casalingo, ma pur sempre la prima stampante 3D senza cinghie al mondo. Quella che era curiosità giovanile, però, nel corso degli anni si è trasformata in una vera e propria possibilità di business. “Così ho cominciato a realizzare la mia prima macchina trovando pezzi dove capitava. Ci ho messo due anni per farla funzionare – così racconta al Post – Sono stati i due anni formativi più intensi della mia vita ed è in quel periodo che ho capito il funzionamento della tecnologia da una prospettiva più profonda”.
Quando ha dato vita al progetto Roboze era il 2013, ma per 24 mesi ha continuato a lavorare quasi da solo. Tutto l’investimento iniziale proveniva dai guadagni messi da parte lavorando nell’officina del papà. Dopo la fase di ricerca e sviluppo (per così dire) in solitaria, arriva il primo collaboratore, e poi il primo fatturato. I primi 10 modelli di stampante 3D sono stati venduti tutti ad aziende locali, nel barese, che si occupavano di prototipi e trovavano utile lo strumento. Il prezzo iniziale: 2000 euro.
Quello che ha reso fin da subito le stampanti Roboze speciali è la precisione. Se fino ad allora quello che contava in un prototipo stampato in 3D era l’idea generale, loro volevano creare dei pezzi completamente replicabili in ogni dettaglio. Per farlo Lorusso aveva impiegato delle meccaniche di precisione che ancora oggi sono tecnologie brevettate ed utilizzate da Roboze nei modelli più moderni. Si tratta infatti di delle modalità di spostamento su assi X e Y che non richiedono la presenza di cinghie, come nelle più comuni stampanti, e che permettono in questo modo di ottimizzare la precisione ai massimi livelli (precisione a 25 micron). Nello specifico, una movimentazione meccatronica per mezzo di cremagliere e pignoni elicoidali in acciaio temprato unica nel suo genere. Così oggi una macchina Roboze costa 250mila euro.
I successi di Roboze: dalle superplastiche all’aerospaziale
Quello che ha portato al successo di Roboze, che oggi è considerata la produttrice di stampanti 3D più precise al mondo, è l’aver scelto di puntare sempre all’innovazione. Così un’altra novità è stato rendere possibile l’utilizzo di plastiche diverse da quelle più comuni, le cosiddette superplastiche, per la creazione di prototipi. Si tratta di materiali ad alta resistenza, e che quindi non sono facili da modellare, che somigliano più a un metallo che al PLA. Certo, l’innovazione non basta, ed è stato quando è arrivata la chiamata di General Electric che tutto è cambiato. Dall’altro lato dell’oceano, infatti, qualcuno aveva capito che questo progetto poteva funzionare, forse più di chi se ne stava occupando in quello stesso momento.
Oggi Roboze vende i suoi prodotti al mercato aerospaziale, della difesa (esercito americano), dell’energia, della transizione a fonti di energia rinnovabile, nel motor sport e nell’automotive (Dallara automobili). Si parla di 450 macchine in 24 Paesi del mondo. Ed è per questo che non ha più sede solo a Bari, ma anche a Houston, in Texas. Proprio a due passi dalla NASA.
Si tratta principalmente di una sede commerciale, però. D’altronde a Bari, in una palazzina in mezzo a dei campi incolti, c’è un quartiere generale che accoglie un laboratorio di ricerca e sviluppo, uffici di progettazione e un centro Demo&Application. E gli altri team: commerciale, marketing, finanza. E soprattutto tanti giovani, molti dal Sud, laureati in ingegneria meccanica o in altri ambiti d’interesse.
Il futuro: dal premio a Dubai alle nuove sedi
Il giovane CEO pugliese nel 2018 è stato uno dei “30 under 30” di Forbes, oltre che eletto “Imprenditore dell’anno Ernst&Young”. A ottobre 2021 Roboze ha poi partecipato al GITEX Future Stars di Dubai, fiera dedicata al digitale alla quale ha partecipato una delegazione della Regione Puglia. Roboze ne era parte integrante, al fianco di altre 8 PMI e startup. Ma la sua linea di crescita imperante nel settore l’ha fatta risplendere di luce propria anche in quel contesto. Così è stata premiata, di fatto di fronte ad un mondo di talenti simili, oltre che di possibili realtà internazionali interessate ai suoi prodotti.
Tra i progetti futuri, come racconta ancora Lorusso al Post, c’è anche quello di aprire una nuova sede in Asia. Un progetto per il 2023, ma che sicuramente sarà a sua volta determinato dai movimenti imprevedibili dell’ambito tecnologico. Oggi Lorusso vive in un mondo molto più veloce di quello di quando montava la sua prima stampante in un garage, è difficile anche chiedergli un’intervista, e l’idea di perdere un’opportunità gli causa sicuramente il batticuore. Ma la sua realtà di origine resta Bari, dove continua ad esserci il cuore pulsante della ricerca tecnologica di Roboze, e che resterà la sede principale. E forse, in mezzo al trambusto dell’innovazione, è proprio il rimanere nella sua terra natìa a dargli ogni tanto pace. Perché d’altronde è tutto nato da un’officina meccanica.
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