Quella di “Alfonsino”, l’app di food delivery made in Caserta, è una storia di amicizia e di contatto umano. Lo raccontano i suoi tre fondatori: Carmine Iodice, Domenico Pascarella, Armando Cipriani. L’idea, che si è poi realizzata in una startup nata nel 2016, era proprio quella di fornire un servizio di consegna a domicilio con un’anima. Ed evidentemente ha funzionato: oggi Alfonsino è quotato in borsa.
Il mondo delle consegne a domicilio è sicuramente in grande evoluzione, soprattutto dopo la crisi pandemica e la conseguente crescita in domanda. Le più grandi città italiane hanno così stabilito record su record in numero di ordini e, talvolta, anche di difficoltà. Proteste, poca sicurezza sia sul lavoro che dal punto di vista economico. Ad oggi questo è un settore in cui le grandi imprese combattono al ribasso, non lasciando più spazio a chi vuole operare diversamente.
Oppure no. Il fatto stesso che i più grandi nomi del settore puntino sulle grande città lascia libero un mercato enorme. Soprattutto al Sud. In quel contesto si è inserito Alfonsino, il servizio di consegna a domicilio dedicato ai piccoli centri abitati. Ed è proprio per questa sua vocazione che oggi la startup made in Caserta ha un suo spazio ed una propria identità.
Ed è proprio di recente che Alfonsino ha rilasciato una serie di dati su cosa più piaccia mangiare ai suoi utenti. La risposta è quasi scontata: in questo momento, complice il periodo di difficoltà, a vincere è il comfort food. Ma la startup non si limita ad effettuare il proprio servizio per conto di ristoranti: negli ultimi tempi sono fioccati diversi accordi anche con grandi supermercati.
Tra questi anche Eurospin, con cui ha siglato un accordo su 8 città del Sud, e Carrefour, che fornirà il grocery delivery su Salerno, L’Aquila, Benevento e Pompei grazie ad Alfonsino. All’atto dell’annuncio, il CMO di Alfonsino Domenico Pascarella ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di aver chiuso questo accordo con un Gruppo così rilevante come Carrefour Italia, in concomitanza con il processo di quotazione in Borsa Italiana di Alfonsino S.p.A.”
Oggi Alfonsino conta 400.000 utenti, presenza in 10 regioni italiane, 1.300 ristoranti partner e 900 rider assunti. Il successo c’è stato, ma i piani sono comunque più ambiziosi di così.
Di fronte alle condizioni pessime in cui spesso e volentieri i rider si ritrovano a lavorare soprattutto nelle grandi città, però, qualche dubbio sorge. Più volte, però, l’azienda casertana ha voluto insistere sul fatto che la propria visione fosse diversa anche da questo punto di vista. Tant’è che ogni rider viene preparato attraverso un percorso di formazione, gestito direttamente dalla startup attraverso un suo team dedicato.
I rider, infatti, vengono assunti con contratto e contributi. “Una scelta in controtendenza, quella di assumere i rider, fortemente voluta per dare al servizio un forte caratterizzazione di ‘familiarità’ umanizzando il rapporto tra il rider e il cliente”. Proprio per concentrarsi sul fattore umano dell’esperienza, come se Alfonsino fosse davvero l’amico sotto casa che ti porta da mangiare.
E Pascarella continua: “tutti i nostri rider hanno regolare contratto e contributi pagati, ricevono un fisso per il turno coperto più una retribuzione per ogni consegna effettuata. È un grosso impegno che ci siamo presi”.
Per ordinare con Alfonsino ci sono due metodi: una chatbot di Facebook e un’applicazione proprietaria. In entrambi i modi si può portare a termine la propria prenotazione, in modo tale che il rider arrivi nel minor tempo possibile sotto casa nostra.
La varietà di prodotti è sempre in crescita, perfettamente in linea con i più grandi del settore. Tant’è che sono nate una serie di proposte come, ad esempio, AlfonsinoFIT, una sezione dedicata all’acquisto di prodotti alimentari a tema salute. Ed ancora gli accordi con le profumerie locali e i fiorai, così da poter ricevere direttamente a casa anche questo genere di prodotti.