Hanno appena lanciato Giffoni for Kids, un esperimento per l’innovazione dedicato totalmente ai giovani e al loro benessere. Ed hanno acquisito anche la fiducia delle istituzioni, tant’è che il progetto è stato finanziato anche dalla Regione Campania.
Sono i tre fondatori del Giffoni Innovation Hub, quel progetto nato dall’omonimo film festival che, però, vuole creare un polo di innovazione nel Mezzogiorno. I loro nomi: Orazio Maria Di Martino, Luca Tesauro e Antonino Muro. Storie diverse ma simili, le loro, che tutte si ricongiungono nell’interesse per il tessuto sociale e umano nel territorio.
C’era una volta il Giffoni: dal Film Festival a un Innovation Hub
Per molti giovani il Giffoni Film Festival è stato un luogo di ritrovo diverso, in cui al fianco della cultura e dell’incontro con gli artisti si proponeva un protagonismo dei ragazzi, che potevano partecipare attivamente alle premiazioni dei film in qualità di giurati.
In realtà, il Giffoni – di fatto una startup dei suoi tempi – ha una storia che molto ha a che vedere non solo con la partecipazione giovanile, ma con il territorio. Nato nel 1971 da un’idea di Claudio Giubitosi, ai tempi diciottenne, ha sempre incontrato il favore della gente del posto. Così i cittadini di Giffoni Valle Piana, comune nel salernitano, già ai tempi partecipavano portando le sedie nella piazza. Lì poi sarebbero state proiettate le prime pellicole.
Questo contatto coi luoghi e gli abitanti non si è mai perso. I ragazzi hanno cominciato sempre più ad acquisire un ruolo all’interno del film festival, diventando prima giurati, poi talora persino stagisti. E proprio questi stessi ragazzi sono stati a lungo ospitati dai giffonesi, i quali non si sono tirati indietro di fronte all’opportunità di “adottarli” per il periodo della manifestazione, come si fa per gli scambi culturali all’estero.
Un’esperienza unica nel suo genere, e che ha molto a che fare con il riscatto della periferia, e la sua rivalutazione. “La periferia – dicono i fondatori di Giffoni Innovation Hub – diventa centro del mondo”.
I “ragazzi del Giffoni” diventano innovatori: le storie
I fondatori dell’Innovation Hub, d’altronde, il Giffoni “originale” lo conoscono molto bene. Tutti loro, in un modo o nell’altro, vi hanno preso parte, o comunque l’hanno visto all’opera. Primo tra tutti Antonio Muro, giffonese DOP. “Ho fatto tutto il percorso nella giuria, dai 10 ai 16 anni, e poi sono diventato collaboratore stagionale – spiega – già allora vedevo che i giovani partecipanti chiedevano aiuto per realizzare le proprie idee”.
Simile il percorso di Orazio Maria Di Martino. “Mio papà è di Giffoni, e anche io ho avuto la possibilità di fare il giurato, per poi continuare con un tirocinio”, racconta. Leggermente diverso, invece, quello di Luca Tesauro, anche lui col padre giffonese, ma nato a Napoli: “Quando mio padre è morto ho sentito di dover restituire qualcosa al territorio. Così dal 2004 ho partecipato a una serie di progetti, di cui uno a Scampia”.
Poi, l’opportunità di trovare uno spazio all’interno del Giffoni. Nel 2009, infatti, il cambio brand in Giffoni Experience, proprio per includere nuovi progetti all’interno dell’ormai macrosistema Giffoni. Nel 2014, invece, la nascita del primo dipartimento innovazione, che negli anni successivi avrebbe portato a grandi progetti in collaborazione anche con multinazionali come Google.
“Il Giffoni, anche nel caso del nostro lavoro per l’Innovation Hub, riesce a fornire punti di incontro e lavoro comune a individui molto diversi tra loro. Persone con caratteri e origini differenti come noi riescono non solo a collaborare, ma anche a farlo in modo fruttuoso”, continuano.
Innovation Hub e Giffoni for Kids: storie di (possibile) “contaminazione”
Il polo d’innovazione del Giffoni, che oggi trova come sede la cosiddetta Giffoni Multimedia Valley, punta a supportare i giovani nella realizzazione dei loro progetti. Ci sono due “anime” dell’hub, quella dedicata ai progetti con impatto sociale – che oggi si è arricchita proprio con Giffoni for Kids – e quella, invece, che punta di più su progetti imprenditoriali di Media & Entertainment, ricollegandosi dunque alle origini del Giffoni.
Nella pratica, quello che un innovation hub del genere fa per startup e imprese è fornire un supporto. Questo si può realizzare attraverso l’organizzazione di eventi, che permettono alle imprese di creare un network e delle forme di contaminazione di talenti. Ma anche attraverso la formazione imprenditoriale, talora carente, oppure nella creazione di contenuti per attività di marketing.
Anzitutto, però, Giffoni Innovation Hub può essere considerato un acceleratore d’impresa. Questo significa che le startup possono affidarvisi per ricevere supporto imprenditoriale di vario genere, in particolare nel momento di “sprint” verso la crescita, in cui occorrono finanziamenti, oltre che fiducia e contatti con grandi imprese.
L’hub è in realtà diventato anche un mediatore e facilitatore per rendere competitive le aziende del territorio, anzitutto creando possibilità di dialogo tra il mondo corporate e le nuove generazioni. D’altronde, una delle debolezze del mondo imprenditoriale riconosciute dai fondatori dell’Innovation Hub è stata proprio questa assenza di comunicazione utile con la generazione Z.
Il “capitale umano”, evoluzioni e futuro delle imprese al Sud
Giffoni for Kids è di fatto un’ulteriore evoluzione, totalmente dedicata ai giovani, del sistema già in atto. “Rispetto ai precedenti progetti sarà un programma più strutturato – racconta Tesauro – che coinvolgerà imprese e startup in programmi di formazione e contaminazione di 3 mesi nella Giffoni Multimedia Valley. Coinvolgeremo diverse aziende anche internazionali, che parteciperanno a delle challenge vere e proprie e saranno poi invitate da noi”.
A questo si aggiunge la soddisfazione per il rapporto con le istituzioni. “Valeria Fascione, assessora alla Ricerca, Innovazione e Startup della Regione Campania, ha dimostrato un interesse per il ‘capitale umano’ di cui siamo molto felici, dato il nostro legame con i temi sociali”, spiega ancora Tesauro.
Ma non solo finanziamenti statali. Nel 2022, infatti, un aumento significativo del capitale (per un totale di 2 milioni di euro) grazie al supporto di CDP Venture Capital Sgr – Fondo Nazionale Innovazione (Cassa Depositi e Prestiti), Sefea Impact Sgr e Opes Lcef Trust.
Un’opportunità, dicono. Per aiutare i talenti, ma non solo. “Non pensiamo di poter creare la Silicon Valley – sorridono – ma vorremmo avere una Happiness Valley. Vorremmo creare felicità”. E l’opportunità è forse proprio quella creata da loro, in realtà: quella di poter avere un futuro diverso dove, a volte, il futuro proprio non si vede.
Lascia un commento