L’odissea della diga del Menta è finita. Dopo più di cinquant’anni dall’approvazione del progetto iniziale, lo scorso 20 aprile si è arrivati al collaudo finale. Immersa nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, a partire da questo mese la struttura fornirà acqua dolce alla città di Reggio Calabria a pieno regime.
La prima volta che si è parlato di una diga nella località di Roccaforte del Greco è stato nel 1968, quando è iniziato l’iter di progettazione di uno sbarramento sui torrenti Menta, Aposcipo e Ferraina. Ai tempi erano stati stanziati 53 miliardi di lire, e i lavori (iniziati solo nel 1985) erano stati affidati alla Electroconsult. Il piano originale è stato poi ridimensionato al solo Menta.
Ad aprile 2000 il primo stop ai lavori, con la diga completa ma la centrale idroelettrica, l’impianto di potabilizzazione e la dorsale di collegamento no. Cambia gestione, la Regione Calabria nel 2007 riceve 100 milioni di euro di finanziamento e i lavori, ora coordinati da Sorical, riprendono nel 2008.
Nell’ottobre 2018 finalmente l’inizio della fruizione sperimentale dell’acqua dolce dell’impianto da parte della città della popolazione reggina. Il 20 aprile 2021 la fine della sperimentazione e il collaudo finale ai sensi della normativa speciale in materia di dighe.
Nel cuore dell’Aspromonte e a 1430 metri sul mare, la diga è costruita in Rockfill, lunga 450 metri ed alta più di 90. L’impianto può rendere potabili 1250 litri d’acqua al secondo, per poi sterilizzarli con dei raggi ultravioletti.
“Il comportamento della diga viene effettuato attraverso un costante monitoraggio del sistema di controllo – ha raccontato l’ingegnere Andrea Fiorino – 65 strumenti di misura, manuali e automatici, convogliati da centraline elettroniche le cui informazioni confluiscono ad un server centrale”. Le misurazioni sono poi mandate al Ministero per le Infrastrutturale.
Soddisfatto il Ministero per le Infrastrutture. “La gestione della diga del Menta è il classico esempio di come le cose debbano funzionare, gestore, ministero e mondo accademico – ha commentato la dirigente generale per le dighe e le infrastrutture idriche Angelica Catalano – Bisogna raccontare quello che facciamo nel controllo delle infrastrutture”.
La Sorical (Società Risorse Idriche Calabresi) si occupa della gestione di 156 acquedotti in tutta la Calabria. “Delle 24 dighe calabresi, tante aspettano ancora di essere collaudate – ha spiegato il commissario dell’azienda, l’avvocato Cataldo Calabretta – La Regione deve impegnarsi al riordino del settore idrico sia idropotabile che agricolo e per farlo Sorical mette a disposizione le professionalità che in questi anni si sono formate sul campo”.
(Foto da https://www.soricalspa.com)