Si avvicina la conclusione della Cop26, ma il tema della tutela del pianeta resta più vivo che mai. Quest’anno il tasso di riuso circolare della materia è diminuito (dal 9.1% all’8.6%), ma in Italia questa tematica resta centrale nell’imprenditoria. Tra queste anche Bioenutra, una startup pugliese che vuole reimmettere gli scarti della produzione dell’olio d’oliva nel mercato attraverso prodotti di tipo nutraceutico e cosmetico.
Se la Terra è sferica (o quasi), in realtà il mondo non è abbastanza circolare. Lo dimostra il Circularity Gap Report 2021, secondo il quale solo l’8.6% del mondo è impegnato nell’economia circolare. L’Italia, però, in questo contesto è tra i migliori in Europa, con il tasso del 19.3% di riuso circolare della materia. Tra le aziende che si impegnano a cambiare il nostro modo di interagire con la natura alcune sono al Sud, e tra queste Bioenutra.
Un’idea di Pasquale Moretti e Claudio Massari, Bioenutra è nata dallo studio della produzione dell’olio extra vergine di oliva in Puglia (che ne copre gran parte della produzione). Poprio nel tacco dello Stivale si producono 117 mila tonnellate di olio all’anno – e relativi scarti: fino a 120 litri per quintale di olive.
Dal frantoio, infatti, nascono tre prodotti: l’olio extravergine, la sansa (combustibile per gli impianti a biomassa) e le acque di vegetazione. Queste ultime spesso restano inutilizzate, e diventano dunque un rifiuto. E allora l’idea degli imprenditori pugliesi è stata proprio questa: dividere le acque di scarto e vedere cosa se ne potesse ricavare.
Le acque ricavate dalle olive possono essere divise a loro volta. Da qui nascono una parte solida e fangosa, da utilizzare come fertilizzante o per produrre biogas, acqua ultrapura per l’irrigazione e il cosiddetto Momast. Quest’ultimo è stato brevettato da Bioenutra, e viene utilizzato in diversi campi, dalla cosmetica alla farmacia.
Si tratta di un concentrato ricco di polifenoli che sta ancora oggi venendo studiato da diverse università, da quella di Bari ai laboratori di Milano. Quel che finora è certo è che ha ottimi effetti sulla salute, e potrebbe diventare una valida alternativa agli integratori che combattono il colesterolo. In un contesto regionale in cui gli studi sulla nutraceutica fanno passi da gigante – basti pensare ai casi Sestre e Apulia Kundi – grazie a Bioenutra esplode quindi anche un mercato in linea con il territorio e le sue peculiarità. Come spiegano i fondatori a Startup Italia, “il nostro progetto è nato anche come un servizio per aziende agricole produttrici di olio, che possono sfruttare il nostro impianto”. E il rapporto con il locale si vede anche nei progetti futuri, che vogliono coinvolgere altre produzioni agricole, come vino e ortofrutta.