Quando Totò Schillaci trascinava una nazione con i suoi gol e gli occhi spiritati nelle ‘Notti magiche’ di Italia ’90, loro non erano ancora nati. Perché hanno tutti meno di 18 anni i calciatori dell’Asante, la squadra formata interamente da minori stranieri non accompagnati, ospiti a Palermo dei centri Azad ed Elom gestiti dall’Asante onlus.
La formazione, composta da venti giocatori, militerà nel campionato di Terza categoria, guidata dall’allenatore Giuseppe Leone. Tre allenamenti a settimana, da svolgere al campo della Fincantieri. La domenica, invece, nelle gare casalinghe giocherà al ‘Ribolla’, il centro sportivo realizzato e gestito da colui che è già diventato un testimonial d’eccezione: proprio quel Totò Schillaci, nominato direttore dei servizi di comunicazione con il compito di promuovere l’immagine della squadra.
Darà consigli tecnici, ma non solo. Perché anche a lui, il calcio, ha cambiato (in meglio) la vita. E lo stesso si augura possa accadere alla ventina di ragazzi provenienti da vari Paesi come Gambia, Costa d’Avorio e Nigeria. E non mancherà la ribalta mediatica, assicurata da costanti collegamenti con la trasmissione ‘Quelli che il calcio’.
Una squadra, certo. Ma soprattutto un modello di integrazione e speranza, per chi come loro ha dovuto affrontare – da giovanissimi – i cosiddetti ‘viaggi della speranza’. Ora, però, qualcosa sta cambiando e per qualche ora al giorno, l’unico confine sarà quello delimitato dalle linee di un campo di calcio.
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